E confusione sia. La commedia degli errori della tassazione sulla casa ha creato un vero e proprio ingorgo fiscale che i contribuenti affronteranno dal 16 giugno. Lunedì prossimo infatti bisognerà iniziare a pagare l’acconto della Tasi, ma solo se si è residenti in uno dei 2177 comuni su circa 8000 che hanno stabilito quale aliquota applicare e, quindi, quali detrazioni prevedere.
Nella restante parte degli enti locali bisognerà aspettare il 16 di ottobre, data entro la quale andranno in riscossione i tributi con le aliquote da stabilire entro il 10 settembre prossimo, così come previsto dal dl Tasi approvato venerdì scorso dal Governo.
Se poi qualche comune non dovesse adempiere nei tempi, tutto slitterà, in unica soluzione, al 16 dicembre.
L’aliquota base prevista è dell’1 per mille e può essere azzerata, differenziata o eventualmente aumentata fino al tetto massimo del 3,3 per mille.
La Tassa sui servizi indivisibili deve essere pagata da tutti i proprietari di case, a prescindere se questa sia una prima o seconda abitazione. Una quota del tributo, tra il 10 e il 30%, è a carico dell’inquilino nel caso in cui la casa sia affittata.
Non è però finita. Sempre il 16 giugno prossimo scade il pagamento della prima rata dell’Imu, un acconto pari al 50%. Ovviamente fatte salve disposizioni differenti imposte dal comune di residenza. Sono esclusi dal versamento tutti i proprietari di prime case, fatta eccezione per quelle che rientrano nelle categorie A/1, A/8 e A/9.
Per calcolare l’imposta si deve ricavare la rendita catastale dell’immobile, rivalutarla del 5% e moltiplicarla per un coefficiente: 160 per abitazioni, magazzini o autorimesse; 140 per laboratori; 80 per uffici; 65 per alberghi, 55 per negozi e botteghe.
Anche qui, le aliquote base sono del 4 per mille per le abitazioni principali – ma i comuni possono variare da un minimo del 2 a un massimo del 6 per mille – e del 7,6 per mille per le abitazioni secondarie – anche in questo caso la forbice può andare tra il 4,6 e il 10,6 per mille -.
Come se non bastasse, poi, c’è la Tari, il tributo legato alla gestione dei rifiuti.
La soglia del pagamento semestrale di questa imposta è il 7 luglio e, facendosi un rapido conto, la seconda rata arriverà a ridosso delle scadenze degli altri tributi sulla casa.
Tanto per ripercorrere rapidamente la storia di questo caos, va ricordato che la causa della giungla di numeri, scadenze e percentuali, è da ricercare nel tentativo di cancellare l’Imu nella formulazione montiana – ovvero pagano tutti, prime e seconde case – che tanti problemi aveva causato agli italiani.
La soluzione, dopo una querelle tanto lunga quanto ridicola, è stata definita all’interno della legge di stabilità 147/2013. È infatti proprio la legge di stabilità 2014 che fissa le regole della Iuc, l’imposta comunale unica composta proprio da Imu, Tasi e Tari. Andando oltre la facile ironia sulla scelta del nome di questa imposta, rimane solamente il grido di allarme dei Commercialisti e dei Caf, che più volte hanno lamentato il rischio di ingorgo fiscale.
Per Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, “questa Tasi sulla prima casa assomiglia sempre più alla vecchia Imu”.
Secondo gli studi condotti dall’associazione l’imposta costerebbe poco meno della vecchia Imu, “ma le difficoltà di applicazione, almeno in questa prima fase, sono senza dubbio superiori”.
Soprattutto, “visto che l’applicazione delle detrazioni varia da Comune a Comune – conclude Bortolussi- per i Caf e i tecnici incaricati al la compilazione dei bollettini i prossimi 10 giorni saranno infernali”.
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