Potrebbe essere davvero prossima alla fine la grande stagione legata alla fuga di decine di terroristi che si sono macchiati di fatti di sangue oggi liberi di vivere e circolare in Francia, protetti dalla dottrina Mitterand. I tempi, sembra di capire, sembrano proprio cambiati, cosi come sembra scemare il fronte delle coperture politiche che a partire dagli anni di piombo ha impedito di fare giustizia di fronte a tanti efferati delitti.
E la prima a muoversi, dopo anni di rifiuti e decisi no all’estradizione di molti brigatisti rossi o militanti delle tante sigle terroristiche che tentarono di portare il Paese nel gorgo della guerra civile, è proprio la Francia di Emmanuel Macron, devastata dai Gilet gialli e dalla rabbia di milioni di francesi pronti a chiudere l’esperienza con l’attuale inquilino dell’Eliseo.
In totale sono una quarantina le «primule rosse» latitanti, uomini e donne che, dopo anni di militanza nella lotta armata, hanno cercato e trovato rifugio all’estero dopo aver partecipato a omicidi, rapine, sequestri, attentati. Sono quasi tutti ex terroristi o condannati per fatti degli «anni di piombo». Molti sono da decenni in Francia, protetti dalla «dottrina Mitterrand». Che fu varata nel 1982 dal presidente francese che affermava: «La Francia valuterà la possibilità di non estradare cittadini di un Paese democratico autori di crimini inaccettabili», nel caso di richieste avanzate da Paesi «il cui sistema giudiziario non corrisponda all’idea che Parigi ha delle libertà». Il presidente francese si opponeva a certi aspetti della legislazione anti-terrorismo approvata in Italia negli anni 1970 e 1980. La «dottrina Mitterrand», secondo il principio iniziale, non si sarebbe dovuta applicare in caso di gravi fatti di sangue, ma molti condannati per omicidio sono stati comunque protetti.
Ed infatti la ‘colonia’ più nutrita dei terroristi italiani latitanti resta sicuramente quella accolta in Francia, ne fanno parte, tra gli altri, Giorgio Pietrostefani, fondatore con Adriano Sofri, di Lotta Continua, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi; Sergio Tornaghi, della colonna milanese ‘Walter Alasia’, condannato all’ergastolo per partecipazione a banda armata; Marina Petrella, br accusata di concorso nell’omicidio di un agente; Enrico Villimburgo, condannato all’ergastolo nel processo Moro ter. Oltralpe hanno trovato accoglienza anche due altre brigatisti di spicco come Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, della colonna toscana, condannate nel processo Moro ter.
E.R.
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