Il telegiornale delle 20.00 è il più seguito d’Italia: con oltre cinque milioni di telespettatori. Informa il Paese con un dispiego di mezzi e risorse da paura. D’altronde la prima rete è l’ammiraglia della televisione pubblica anche se non si può dire che sia quella che informa meglio. Stavolta però si è sbilanciata un pò troppo. Al limite della informazione “di parte”. Un’informazione, è bene dirlo, non sempre, indipendente. E da qualche tempo, anche poco onesta in quanto politicamente sempre più asservita ai Palazzi del potere e a quello del governo in particolare.
Vediamo perché. Archiviati i penosi e omaggianti inseguimenti della scorsa estate nei confronti di Matteo Salvini, l’uomo che indirizzava le scelte di maggioranza ed esecutivo, dopo la formazione del Conte bis la virata a sinistra, ovvero verso l’ informazione vergognosamente di parte, non è tardata a venire.
Con una velocità ed un riallineamento politico che giudicare strabiliante è poco, anche se c’è da dire che è da sempre questa è una caratteristica dei giornalisti Rai. Ovviamente non tutti, ma di una buona parte di essi, quelli schedati e assunti in base alla tessera di partito (tutti indifferentemente, da destra a sinistra passando per il centro), ma preferibilmente di Pci-Pds Ds e Pd, della sinistra Dc o sindacale della fazione Fnsi, più radical chic e cattocomunista con uno sguardo ammiccante e strabico alla sinistra estrema del nostro schieramento politico.
Ma veniamo al servizio che per ultimo ci ha fatto dono di questo particolare stato di grazia della Tv di Stato. Ieri sera. come dicevamo alle 20.00 come quarta notizia della scaletta di prima serata arriva il titolo sul processo agli assassini di Desirée Mariottini, la ragazza di sedici anni drogata violentata e assassinata da almeno quattro bestie in un edificio abbandonato di San Lorenzo.
Nel suo stringato servizio i cronisti si limitano a dire che a comparire davanti ad i giudici finiranno (il 4 dicembre) “quattro spacciatori” individuati dalla polizia. Su di loro nulla di più. Italiani? Stranieri? Immigrati? Disperati delle tante colonie di drogati e senza fissa dimora presenti a Roma come nel resto del Paese? No, nulla di tutto questo. Ma perché non vengono fatti i nomi? Non si danno le foto? Non si cercano gli agganci con amici e protettori di questi delinquenti? Nulla di tutto questo.
Ma questi quattro barbari eppure un nome ce l’hanno: Alinno China, nigeriano. Mamdou Gara,detto Paco, senegalese. Yusef Salia, ghanese, Brian Minthe, senegalese. Di professione balordi. Accuse: violenza sessuale di gruppo. Omicidio volontario, cessione e somministrazione di droga a minori. Aggravante: dopo averla drogata e stuprata l’hanno lasciata morire. Una terribile agonia durata diverse ore che trasforma le bestie in criminali da ergastolo.
Detto questo, torniamo al Tg1. Perché una notizia così importante è stata data in maniera ambigua, sbrigativa, mutilata di fatti e circostanze importanti? Perché si è preferito dare una informazione parziale e volutamente non chiara ingannando gli italiani? Forse dovrebbe dirlo il direttore Giuseppe Carboni, un collega, evidentemente schierato, che con questi scoop dell’indecenza sta facendo precipitare lo share del telegiornale dell’ammiraglia pubblica. Ma questo non succederà. Più si rendono servizi permeati di fedeltà alla linea del partito, della componente sindacale o di governo dominanti, più si è blindati e meglio si galleggia. Anche in presenza di scarsa onestà intellettuale a tutto danno della verità.
Ma il Tg1 si è sempre regolato in questo modo? Intanto diciamo che ieri sera si è preferito non dare la notizia che quei quattro delinquenti assassini erano tutti africani, sbandati urbani il cui destino poteva evocare inevitabilmente i barconi che dalla Libia portano in Italia questi disperati che il più delle volte finiscono per ingrossare soltanto le file della malavita organizzata, italiana e straniera. E così è sta
Ma questo non vale per altri fatti assimilabili e altrettanto efferati.
Ricordate l’episodio dello stupro di Viterbo dove due giovani, militanti di Casapound, lo scorso aprile furono accusati di violenza sessuale nei confronti di una giovane donna del posto? Si chiamavano Riccardo Licci e Francesco Chiriccozzi due diciannovenni: giovani come le bestie di San Lorenzo, balordi senza scrupoli ma non assassini. Per loro c’era un’aggravante: erano militanti di un gruppo di duri e puri. Di quelli che agli altri non fanno sconti. Un marchio che doveva portarli alla gogna pubblica. Ed ecco la Rai scatenarsi a cercare video, fatti, amici, sedi del Movimento e circostanze utili per la cronaca, molto politica, di quei fatti. Una caccia al particolare durato giorni. Settimane. Un autentico bombardamento mediatico.
E’ questo l’equilibrio che la televisione di Stato deve avere nei confronti dei cittadini che pagano tasse e canone? Il problema è vecchio e al momento senza soluzione. Ma il Tg1 stavolta ha perso in termini di autorevolezza e correttezza, scivolando inevitabilmente verso un tipo di informazione da minculpop che l’ammiraglia Rai non può e non dovrebbe fare.
Enzo Cirillo
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