Il re della Thailandia, Bhumibol Adulyadej, è morto oggi a 88 anni. Era ricoverato da tempo all’ospedale Siriraj di Bangkok.
Sul trono dal 1946, con il nome cerimoniale di Rama IX, era il sovrano in carica da più tempo al mondo, primato che ora passa a Elisabetta II del Regno Unito. Gli succederà il figlio Maha Vajiralongkorn: lo ha annunciato il premier Prayuth Chanocha. Come prevede la Costituzione thailandese, il Parlamento approverà il passaggio di consegne entro stasera.
Rama IX è intervenuto spesso nella politica della Thailandia. È considerato uno dei principali artefici della transizione del Paese verso la democrazia, nel 1990. Ma nei settant’anni del suo regno ha appoggiato anche colpi di Stato e giunte militari.
Nato il 5 dicembre 1927, il suo regno era iniziato il 9 giugno 1946, dopo l’assassinio in circostanze mai chiarite del fratello Ananda Mahidol. Per il delitto furono processati e giustiziati tre esecutori materiali, ma i mandanti non sono mai stati individuati.
Fu incoronato nel 1950, dopo aver completato gli studi in Francia e in Svizzera. Nel frattempo aveva subito un grave incidente stradale, costatogli la perdita della vista dall’occhio destro, e conosciuto e sposato la principessa Sirikit. Oltre al principe ereditario, dal matrimonio sono nate tre figlie. Sirikit è stata la seconda donna nella storia della Thailandia a esercitare la reggenza: è accaduto nel 1956, quando il re passò alcuni mesi in ritiro spirituale in un monastero buddhista.
Amato e riverito dai sudditi, il suo carisma è stato definito il collante che tiene insieme il Paese. Il compito del principe Maha Vajiralongkorn – che ha 64 anni, e da re assumerà il nome di Rama X – sarà difficile: non farlo rimpiangere, nonostante le tensioni e le lotte sociali e politiche degli ultimi anni.
Dove non arrivava l’amore dei thailandesi, però, lì si spingeva la dura legge contro gli atti di lesa maestà, che prevede pene fino a 15 anni di reclusione. Legge talmente rigida – e interiorizzata a tal punto da ampi settori non solo dello Stato, ma anche della società thailandese – da venire applicata anche quando era stato lo stesso re, nel 2005, a proporre ai sudditi di muovergli critiche. Proprio in nome di quella legge, nel 2006, l’esercito di Bangkok giustificò il colpo di Stato contro l’allora premier Thaksin Shinawatra, accusato di cospirare con ribelli comunisti per rovesciare la monarchia.
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