Adolf Eichmann, uno dei principali responsabili dell’Olocausto, nel 1961 subì a Gerusalemme quello che fu definito il “processo del secolo”. Ben-Gurion, il primo ministro israeliano di allora, ne autorizzò le riprese, la trasmissione di questo processo divenne il primo evento televisivo globale e andò in onda in 37 Paesi diversi. Dopo 70 anni dalla liberazione di Auschwitz, Paul Andrew Williams dirige The Eichmann show e racconta la storia di del processo ad Eichmann da una prospettiva del tutto diversa. Il film sarà nelle sale italiane solo dal 25 al 27 gennaio.
The Eichman show potrebbe rappresentare una risposta alla teoria della banalità del male elaborata dalla giornalista Hannah Arendt proprio mentre seguiva a Gerusalemme gli esiti del processo ad Adolf Eichmann. La Arendt evidenziò quanto quest’uomo, più che un vero e proprio mostro, fosse un personaggio pericolosamente privo di iniziativa, spessore culturale e morale e si rese responsabile di quelle terribili atrocità sopratutto perché condizionato dalla società e paurosamente inconsapevole e incapace di comprendere cosa stava compiendo. Questo film intende scavare ancora un po’ più a fondo sulla personalità di Eichmann guardandola attraverso gli occhi di Leo Hurwitz (Anthony LaPaglia), il regista che si occupò delle riprese del processo e che fino all’ultimo tentò di cogliere in lui anche solo una piccola luce di umanità di fronte alle accuse che gli venivano mosse.
Il film racconta la straordinaria storia del team di produzione che dovette superare ostacoli di ogni tipo per poter mostrare al mondo il processo di uno dei più noti criminali nazisti. La vicenda si svolge a Gerusalemme nel 1961 quando Milton Fruchtman (Martin Freeman, Frodo de Lo Hobbit), produttore televisivo, decise di assumere il regista Leo Hurwitz (Anthony LaPaglia) per occuparsi delle riprese del processo. Sebbene Hurwitz fosse stato un regista molto amato dalla critica e pioniere nell’uso di diverse macchine da presa per le riprese in studio, era finito nella ‘lista nera’ di McCarthy per presunte ‘attività anti-americane, ma forse proprio per questo comprendeva bene il peso delle ideologie e le conseguenze dell’essere discriminati. A Gerusalemme Hurwitz dovette addestrare in tempi molto ristretti un team formato da professionisti inesperti, mentre Fruuchtman era impegnato a convincere i giudici perché autorizzassero le riprese del processo. Fruchtman ottenne l’autorizzazione solo grazie ad un espediente: l’aula del tribunale fu ricostruita in modo che le telecamere rimanessero nascoste alla vista.
Il film si avvale di numerosi filmati di archivio del processo originali del 1961. Giorno dopo giorno, per la prima volta i sopravvissuti all’Olocausto fornirono la loro testimonianza scioccante, mentre Adolf Eichmann inorridì il mondo per la sua completa indifferenza rispetto ai racconti degli orrori subiti dagli ebrei durante la persecuzione e la sua evidente mancanza di rimorso. The Eichmann show racconta l’esperienza delle riprese di questo processo attraverso i suoi protagonisti e riesce a proporre numerosi significativi spunti di riflessione sulla discriminazione, sulla natura dell’uomo e sull’importanza e il peso della coscienza.
Vania Amitrano
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
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