E’ dedicata ad Orson Welles la 33esima edizione del Torino Film Festival. Da Cannes, a Locarno, a Venezia, a Torino la figura di questo straordinario regista e attore continua ad essere protagonista dei principali festival del cinema di quest’anno, “Perchè” dice Emanuela Martini, direttore della manifestazione, “oltre ad essere un grande del cinema, viene anche bene in foto“. Nessuna sua opera inedita o restaurata sarà presentata, ma saranno tre i capolavori di Orson Wells che il Torino Film Festival proietterà tra il 20 e il 28 novembre.
Torino 33 è la manifestazione cinematografica competitiva che da sempre privilegia gli autori alla loro prima, al massimo terza opera. Sono 47 quest’anno i lungometraggi in concorso, di cui 4 italiani, provenienti da 16 paesi del mondo e incentrati sul tema “giovane”, dovuto principalmente al profilo degli autori, appunto per la maggior parte quasi esordienti. “Tuttavia” spiega ancora la curatrice del Festival “non abbiamo potuto né voluto trovare una linea o un tema portante, perché data l’enorme varietà delle opere in circolazione sarebbe faticoso e inutile cercare un filo rosso che possa legare tra loro tutti i lavori“.
Resta il classico Premio Cipputi al miglior film sul mondo del lavoro, mentre quello alla carriera quest’anno sarà assegnato a Francesca Comencini, vincitrice del Festival nel 2007 con In fabbrica: “un affettuoso mosaico di volti e dialetti che riscopre con intelligenza un patrimonio umano e culturale che attraversa un’Italia nascosta, dal sud al nord, dal dopoguerra ad oggi. Il Gran Premio Torino è stato invece assegnato al regista Terence Davies per la sua capacità di raccontare nei suoi lavori con malinconia e ferocia, ironia e disperazione la gente e la cultura della middle class britannica. In occasione della consegna del premio sarà presentato al Torino Film festival l’anteprima del suo nuovo film, Sanset Song, la storia di Chris Guthrie, ragazza forte e intelligente che negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale cresce in una famiglia fortemente patriarcale della campagna della Scozia nord orientale.
Per il resto i premi restano quelli classici al miglior film, miglior attore e attrice, miglior sceneggiatura, premio del pubblico e premio speciale della giuria. I membri di quest’ultima però al momento non sono ancora stati resi noti.
Grande attesa per l’anteprima del film d’apertura, Suffragette, di Sarah Gavron, già candidato agli Oscar, la cui uscita nelle sale italiane è prevista per marzo 2016. Si tratta del primo film in assoluto che affronta l’interessante tema delle donne impegnate nella rivendicazione del diritto al voto nell’Inghilterra di inizio Novecento.
Per i 158 lungometraggi in programma al Torino Film Festival, oltre alle opere in gara per Torino 33 e a quelle fuori concorso selezionate per Festa Mobile, spiccano tre sezioni di particolare valore . Questioni di vita e di morte, è titolo assegnato alla selezione di opere scelte dal Guest director, ancora una volta il regista Julien Temple, “la cui anima un po’ folle e originale” spiega la direttrice “si sposa bene con quella del Festival“.
Temple ha accettato volentieri di presiedere anche a quest’edizione della manifestazione torinese nonostante il 2015 lo abbia visto impegnato nella realizzazione di tre film. Il tema conduttore di questa sezione sarà legato a quello del suo ultimo lavoro, The Ecstasy of Wilko Johnson, e tratterà delle emozioni e delle sensazioni delle persone costrette a confrontarsi con il pensiero di una morte imminente.
After Hours è invece la sezione dedicata al cinema horror e non solo. Una sezione prevale l’eccentricità ed in cui si alternano opere inquietanti ed eccentriche, tra quali spiccano le tre del prolifico regista giapponese Sion Sono e quella di Osgood Perkins, che da figlio d’arte presenta un film, February, la storia di tre ragazze abbandonate in college da genitori assenti.
Infine alla retrospettiva, dal titolo Cose che verranno. La terra vista dal cinema, sarà dedicata una selezione di opere scelte direttamente da Emanuela Martini che affrontano il genere fantascientifico da differenti prospettive. Un percorso in cui alla visione utopica dei primi lavori si alterna quella antiutopica degli ultimi anni e che si conclude con la prospettiva distopica e postumana dei film più recenti tra cui spicca su tutti Blade Runner del 1982.
Ma il Torino Film Festival ci sarà spazio anche per documentari, nazionali e internazionali, e cortometraggi, con sezioni dedicate per ogni genere. Una manifestazione insomma originale e ricca che intende rivolgersi ad ogni tipo di pubblico e non solo a critici ed esperti. Un messaggio rivolto agli amanti del cinema in generale.
Vania Amitrano
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
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