La valanga forse no, ma i numeri di una tragedia che crescono con i passare di ore e giorni certamente sì. Dalle macerie di un bell’albergo che non esiste più sono stati estratti da ieri sera altri 6 corpi senza vita. In totale quindi le vittime della sciagura al momento risultano essere 15 mentre il numero dei dispersi si abbassa a 13. Per loro diminuisce con trascorrere del tempo la speranza di poterli trovare in vita, ma i vigili del fuoco continuato a lavorare incessantemente e alla domanda su quando pensano di interrompere le ricerche rispondono sicuri: “Contiamo di portarli fuori tutti”.
“Si va avanti, dobbiamo terminare il lavoro. E’ un lavoro complicato e lo si sapeva fin dall’inizio, parlare di tempi è sempre difficile”. Così ha risposto questa mattina il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, all’uscita da Palazzo Chigi dopo un incontro con il premier Paolo Gentiloni.
Ci si chiede ancora se tutto questa questa immensa tragedia sia dovuta veramente ad un capriccio della natura che non si poteva prevedere né arginare, o piuttosto ad un pericolo saputo ma taciuto, a un dato sottovalutato o, peggio, ad una fatale negligenza.
La storia della email inviata dall’amministratore di Rigopiano, Bruno Tomaso, alle ore 13.5 del 18 gennaio, ben 4 ore prima della valanga, che avevano l’intento di mettere al corrente le Autorità competenti dei rischi che correvano hotel e clienti dopo le prime due scosse di terremoto, (quella delle 10.25 e quella delle 11.14: le due successive sono invece quelle che avrebbero procurato la valanga che ha schiacciato l’intera struttura alberghiera) comincia a raccogliere riscontri: la Regione Abruzzo non è stata vista dai funzionari della Regione Abruzzo per il semplice motivo che tutti gli uffici regionali erano stati evacuati per le scosse di terremoto. Dopo la seconda scossa delle 11,14 i dirigenti della Regione avevano autorizzato l’evacuazione degli uffici sia all’Aquila che a Pescara. Quindi i locali erano chiusi. Solo ieri la Regione ha avuto coscienza di aver ricevuto quella missiva nella quale si chiedeva lo sgombero di Rigopiano.
Mentre dunque non si placano polemiche e accuse – “Quelli che sono morti sono stati uccisi e quelli che ancora non rientrano sono stati sequestrati contro il loro volere perché volevano rientrare. Li hanno sequestrati. Avevano le valigie pronte. Li hanno riuniti tutti vicino al caminetto come carne da macello”, è lo sfogo del papà di si è sfogato il papà di Stefano Feniello, 28 anni, ancora tra i dispersi– oggi si sono tenute le prime esequie: nella chiesa di San Nicola Vescovo, a Farindola, per il maitre dell’albergo, Alessandro Giancaterino, 42 anni, originario del luogo che dista pochi chilometri dal Rigopiano. Nella chiesa gremita è presente anche Fabio Salzetta, il tuttofare dell’hotel Rigopiano, scampato al disastro, che ieri sera ha saputo della morte della sorella Linda, che lavorava all’albergo come estetista ed è stata estratta cadavere dalle macerie. Nel pomeriggio, a Penne, le esequie di Gabriele D’Angelo, 31 anni, cameriere dell’hotel Rigopiano.
Ma vi sarebbe ora un’altra questione su cui gli inquirenti dovranno indagare e che andrà inevitabilmente ad ingrossare il fascicolo relativo al disastro di Rigopiano, attualmente aperto contro ignoti. Si tratta di una denuncia pubblicata sul Forum H2O Abruzzo. Partendo dai dati contenuti nella mappa Geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzo sin dal 1991 – ripresa e confermata nel 2007 dalla mappa del Piano di Assetto Idrogeologico della Giunta Regionale – il resort di lusso sul Gran Sasso non avrebbe dovuto proprio essere costruito.
Secondo quanto documenta il Forum H2O la mappa evidenzia nel sito ‘conoidi di deiezione’, ossia “un’area rialzata formata proprio dai detriti che arrivano dal canalone a monte dell’albergo. Insomma, come stare proprio lungo la canna di un fucile che poi è stato caricato ed ha sparato“.
Il procuratore di Pescara Cristina Tedeschini: ”Tutto il materiale sulle valanghe, legge regionale della Regione Abruzzo, organi istituiti, presidi tecnici, autorità che individua, società che ha redatto l’unico atto organizzato di censimento valanghe, sarà acquisito agli atti”.
“All’inchiesta – conclude la Tedeschini – spetta il compito di chiarire come mai Rigopiano sia diventata una priorità soltanto dopo la valanga ma al momento non ci sono indagati“.
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