L’arma segreta di Donald Trump si chiama Melania. Nella prima serata della convention di Cleveland, che lo incoronerà candidato repubblicano alle presidenziali USA del prossimo novembre dopo aver stravinto le primarie, il miliardario newyorkese ha regalato la ribalta alla moglie.
Chi è Melania Trump? “La prossima first lady degli Stati Uniti d’America”, promette lui al pubblico del Grand Old Party. Fino a ieri se ne sapeva il minimo indispensabile: quarantasei anni, ex modella nata in Slovenia (quando era ancora parte della Jugoslavia), terza moglie di Trump dal 2005, madre del suo quinto figlio Barron William dal 2006 – ne ha altri quattro dai suoi due matrimoni precedenti –, sempre dal 2006 cittadina USA.
Fino al suo intervento sul palco di Cleveland, quando è entrata in scena sulle note di We Are the Champions, aveva seguito in disparte la campagna elettorale di suo marito. Tutt’al più era stata attaccata dai sostenitori degli altri candidati repubblicani, che le rinfacciavano di aver posato più o meno (o per niente) vestita sulle copertine delle riviste di moda. Ultima in ordine di tempo la provocazione di Making America Great, un gruppo ultraconservatore che sostiene Ted Cruz: ha ripubblicato una foto del 2000, parte di un servizio pubblicato all’epoca su GQ. Donald Trump ha reagito in pieno stile Donald Trump: attraverso Twitter ha messo in guardia il senatore del Tea Party, minacciando di svelare imprecisati segreti su sua moglie Heidi, e attirandosi l’ira della famiglia Cruz.
Ieri, invece, Melania ha sorpreso: non per la bellezza e per l’eleganza, i suoi ferri del mestiere fino a tempi recentissimi, ma per il piglio deciso con cui ha tenuto il palco.
“La cittadinanza degli Stati Uniti”, sostiene, “è il più grande privilegio della Terra”. E se avrà “l’onore di diventare first lady”, conta di usare quel privilegio “per tentare di aiutare chi ne ha più bisogno”. Lei, di origini slovene, l’ha acquisita dieci anni fa, un anno dopo aver sposato Donald.
Gran parte del resto è un elogio a 360 gradi del marito, uomo buono, gentile, assennato, che più di tutto ama la famiglia e “il suo Paese”. In sintesi, un discorso abbastanza generico, senza grandi slanci di entusiasmo, rivolto al pubblico più ampio possibile.
Riuscire a non annoiare il pubblico con un testo del genere è già di per sé un ottimo risultato. I ben informati sostengono che si sia preparata scrupolosamente per settimane. Ma anche se alcuni dettagli restano da limare – come la ricerca di un equilibrio fra leggere il gobbo e guardare la platea negli occhi – nel complesso la signora Trump ha fatto un’ottima figura. Niente a che fare con lo striminzito discorso con cui aveva provato a difendere suo marito dalle solite accuse di misoginia, a Milwaukee, prima delle primarie in Wisconsin.
Sicuramente ha giocato a suo favore l’abilità a usare il look per comunicare, così come il trucco impeccabile e l’abito bianco con maniche a sbuffo che ha ricevuto lodi bipartisan. Unico neo: non è made in USA. È un modello di Roksanda, il marchio della stilista serba Roksanda Ilincic, che ha già vestito Samantha Cameron e la duchessa di Cambridge Kate Middleton.
Chi invece si è guadagnato qualche critica sono gli autori del testo, che in alcuni passaggi ricorda veramente da vicino il discorso di Michelle Obama alla convention democratica del 2008. Sospetti acuiti dopo il confronto dei due testi e ancor di più dopo aver ascoltato di seguito spezzoni dei due discorsi, soprattutto nel passo in cui si occupano dei valori familiari: le uniche differenze sono nell’accento e nell’interpretazione.
“Nel suo discorso sono emersi la sua esperienza di immigrata e il suo amore per l’America”, replica il portavoce di Trump, Jason Miller. “Nello scrivere il suo splendido discorso, il team di scrittori di Melania ha considerato quello che è stato fonte di ispirazione nella sua vita e in alcuni passaggi ha incluso frammenti che riflettono il suo pensiero”. Ma la sua difesa d’ufficio non ha convinto tutti, e sui social network fioccano consigli su come copiare senza farsi scoprire. Uno su tutti: non prendere a modello un personaggio che conoscono tutti.
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