Un fuorionda tv rischia di seppellire, suo malgrado, l’incredibile e non amalgamabile fronte anti Cinquestelle. Tranquilli, non siamo negli Stati Uniti dei primi del secolo, e a parlare improvvidamente, non sono operai in sciopero che chiedono condizioni di lavoro meno disumane, ma leader politici del centrodestra che, sul palco del tempio di Adriano a Roma, ieri sera, chiudendo la campagna elettorale di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e democristiani di destra, hanno fatto il punto della situazione, a due giorni dal grande appuntamento elettorale di domenica.
Ed è un Salvini preoccupato quello che replica alle allarmanti previsioni di Fitto per quanto riguarda il voto: “Speriamo che il Pd prenda il 22%…”. Ad augurare buona fortuna all’avversario storico di sempre che i sondaggi danno in pessimo stato di salute, è proprio lui, il capo della Lega, l’uomo che deve battere Berlusconi per poter dire di fronte ad un centrodestra vincitore: sono io il premier legittimato ad interloquire con Mattarella. In poche parole, e solo per puro calcolo politico, è Salvini a sperare che Renzi non tracolli come invece lasciano presagire i molti segnali provenienti dal Paese.
L’assist a Di Maio e ai nipotini di Grillo pronti ad andare al governo, ha dell’incredibile. Ha dell’incredibile in particolare perchè tutti, indistintamente, da mesi, hanno sempre categoricamente smentito un patto ad escludendum contro il M5 stelle. Anzi tra le righe ed in qualche caso in maniera abbastanza palese, soprattutto negli ultimi giorni, era emerso che una eventuale collaborazione potesse avvenire magari attraverso un governo di unità nazionale “o di scopo”, per usare le parole di Grasso.
I segnali dai vari partiti, dopo il varo del Rosatellum, una legge truffa nata per danneggiare solo ed unicamente il M5s, confermavano che la cosa era piaciuta poco agli italiani, attenti a capire portata e peso del voto agli antisistema. Ma ad accrescere la paura per ciò che potrebbe scaturire dalle urne domenica, è arrivato, sempre ieri, il segretario del Pd Matteo Renzi che dopo aver chiesto a gran voce di “Non consegnare l’Italia alla Lega” preannunciava addirittura “la calata dei barbari. Il baratro…”.
Davvero curiosa questa campagna elettorale.Tutti, dicansi tutti, a poche ore dal voto temono dunque la svolta: il fenomeno dei grillini e la loro crescita costante in termini di consensi preoccupa la vecchia politica. Il migliore interprete di questa linea più agitata che intelligente è stato Silvio Berlusconi: in vista di larghe, quanto sempre più problematiche intese con il Pd, era pronto a condividere la scelta di un governo di unità nazionale, ma senza aver prima portato a termine un terrificante fuoco di sbarramento contro Di Maio e i suoi uomini.
Ora a porsi il problema sulla capacità di Renzi di reggere all’urto delle urne, è dunque la Lega, consapevole del fatto che un Pd, oggi dato sotto la soglia del 20%, aprirebbe le porte del Quirinale a Di Maio e alla sua squadra di ministri, peraltro già resa nota a Mattarella. La paura però è cattiva consigliera e queste ultime ore di campagna elettorale, gli scivoloni, veri o presunti, calcolati o meno, possono riservare ancora qualche sorpresa e confermare un trend di probabili consensi che comunque vede un’Italia tagliata anche geograficamente in tre tronconi. Il nord roccaforte del centrodestra. Il centro con la linea Maginot di Pd ed alleati in grande affanno. Il Sud dove, tutto lascia intravvedere un successo a valanga Di Maio e compagni.
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