A Più Libri Più Liberi è intervenuto oggi lo scrittore Erri De Luca, non parla della TAV ma del mestiere di scrivere. Non dimentica però che, come ogni membro della società civile di cui fa parte, anche lui ha il dovere di “sabotare l’indifferenza”.
Lo scorso ottobre De Luca era stato assolto dall’accusa di istigazione al sabotaggio a causa di una intervista rilasciata nel 2013 in cui sembrava aver sostenuto che il progetto del treno ad alta velocità doveva essere sabotato. Non per questo Erri si è tirato indietro e con disinvoltura e simpatia si è prestato a parlare in pubblico e di tutto.
Interviene alla Fiera della piccola e Media Editoria come scrittore in una sala stracolma di pubblico, ma chiarisce subito di sentirsi in una situazione innaturale e sbagliata. Perché di solito il rapporto lettore-autore è esattamente all’opposto: “Quando un lettore entra in libreria” dice Erri “è solo di fronte ad una moltitudine di scrittori che non aspettano altro che di essere interpellati. Qui sta accadendo l’inverso: un solo scrittore di fronte ad un pubblico numeroso, non è normale. Quindi vi invito ad interrompermi quanto più spesso possibile“. E ricorda Troisi quando diceva: “Voi siete in tanti a scrivere io sono solo a leggervi “.
Di domande ne arrivano poche, ma l’atmosfera s’è creata. A questo punto sembra di ascoltare un amico che chiacchiera mentre prende un caffè. Erri parla del suo mestiere che lo porta a raccontare le storie che ha sentito e la realtà che ha osservato. “Per diventare scrittori serve aver letto molti libri,” spiega e scherza De Luca “io ho letto un camion di libri, ma mi mancano biblioteche intere“. “Poi” continua l’autore “per fare lo scrittore bisogna anche sporgersi dalla finestra, non basta affacciarsi, bisogna proprio sporgersi e ascoltare, soprattutto le storie dei vecchi“. Erri racconta che infatti nella sua vita ha origliato tantissimo per ascoltare senza censura le storie degli anziani dietro muri di tufo che non dividono, al contrario collegano. Infatti è per questo che i Napoletani sanno tutto di tutti, perché le loro abitazioni sono costruite con mura che non separano.
Parla con ironica serietà degli argomenti della sua narrativa, quelli che ha appunto ascoltato ed amato nella sua vita. Primo fra tutti quello delle catastrofi naturali, perché Napoli sorge su un territorio sismico ai piedi di un vulcano attivo e insidioso. Ma spiega che la città del Vesuvio ha anche una risorsa singolare e potente: San Gennaro. questo santo non è un semplice patrono, ma un vero vulcanologo la cui autorità è riconosciuta anche dal fronte lavico che infatti davanti alla sua statua si arresta, “mentre non lo fece mai di fronte alla statua di San Francesco di Paola che di vulcani non capiva nulla” aggiunge De Luca.
Erri parla anche della narrativa della guerra, ricca di aneddoti che a Napoli non mancano mai di essere insaporiti con la spezia della comicità. Questo perché le storie sugli anni di guerra avessero riportato solo l’aspetto drammatico nessuno avrebbe poi più voluto ascoltare i raccanti di quegli episodi tragici.
Nella sua dissertazione passa dal tema della guerra a quello dell’immigrazione e commuove, fa sorridere e coinvolge tutto nello stesso momento. Ricorda la nostra storia di immigrazione e il nostro modo di accogliere. “L’Italia,” dice “è un paese circondato da una frontiera spalancata, il Mare nostro” e a questo mare, seminato di annegati, dedica una sua poesia. Parlando di integrazione ricorda che “Al mondo c’è più sud che nord. Il sud” spiega lo scrittore prima di concludere “mica si è fermato sotto l’Equatore. Anzi, in realtà il nord non esiste affatto, non c’è. Il settentrione non è altro che una sfumatura sud“. E il pubblico lo applaude e lo saluta con trasporto
Vania Amitrano
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
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