“La vita è quella cosa che inizia dopo il caffè”. In effetti ha ragioni da vendere colui, Anonimo, che ha affermato quella che è una verità per la stragrande maggioranza degli italiani, il 97%, abituata alla ‘tazzulella’ – che sia espresso americano cappuccino o macchiato – fin dalla prima colazione. Il caffè, infatti, è la bevanda in grado di assicura quella carica di energia necessaria al risveglio. Ma si è rivelato anche un’arma per prevenire e curare il diabete. Contiene infatti il ‘cafestolo’, una sostanza che promuove la produzione di insulina e il controllo glicemico (ovvero della concentrazione di zuccheri nel sangue) e riduce (in studi su animali) il rischio di sviluppare la malattia.
Il risultato viene da una ricerca su animali condotta da Fredrik Brustad Mellbye del policlinico universitario di Aarhus in Danimarca, ricerca pubblicata sul Journal of Natural Products. In passato diversi studi epidemiologici hanno suggerito che bere regolarmente caffè riduce il rischio di ammalarsi di diabete ma ad oggi non era chiaro se vi fosse una specifica sostanza responsabile di questi effetti protettivi della nera bevanda. Nell’esperimento per un totale di 10 settimane, tre gruppi di topolini tutti ad alto rischio di ammalarsi di diabete hanno assunto rispettivamente 1,1 milligrammi al giorno di cafestolo, 0,4 milligrammi di cafestolo al dì, e nessuna sostanza (gruppo di controllo). Dopo le dieci settimane i primi due gruppi (i topini che hanno assunto la sostanza contenuta nel caffè) presentavano una riduzione della glicemia tra il 28 e il 30% rispetto al gruppo di controllo. Inoltre il primo gruppo (che assumeva la dose maggiore di cafestolo) presentava un aumento del 42% della sensibilità all’ormone che controlla lo zucchero nel sangue (insulina) , un buon segnale protettivo contro la malattia. Infine gli esperti hanno visto che i topini che hanno assunto cafestolo hanno quasi raddoppiato (+75-84%) la loro produzione di insulina. La scoperta suggerisce che il cafestolo potrebbe divenire sia un’arma per ridurre il rischio di ammalarsi di diabete, sia un farmaco per chi è già malato.
Degli effetti positivi del caffè sulla salute e sul benessere dell’organismo parla anche una recente review pubblicata il 30 agosto 2017 su ‘Food Science and Nutrition’ a cura dei ricercatori della Gazy University di Ankara, in Turchia, che studia l’associazione tra consumo di caffè e minore rischio di sviluppare alcune malattie cardiovascolari e neurodegenerative. Diversi studi presi in esame hanno, infatti, confermato che i composti bioattivi contenuti nella bevanda hanno un effetto protettivo che diminuisce il rischio di diabete di tipo 2, obesità e anche alcune tipologie di tumore.
Il caffè è una delle bevande più bevute al mondo, contiene numerosi composti bioattivi quali la caffeina, gli acidi clorogenici e gli alcoli diterpenoidi che sono stati associati a numerosi potenziali benefici per la salute. Ad esempio, la caffeina riduce il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative (morbo di Parkinson e Alzheimer), gli acidi clorogenici e gli alcoli diterpene svolgono un ruolo benefico per la salute, quali antiossidanti e chemiopreventivi. Gli esperti ricordano anche gli effetti positivi sulle performance cognitive, soprattutto nelle situazioni di maggiore sforzo mentale, che richiedono particolare attenzione e concentrazione. Il caffè, infatti, diventa un vero e proprio alleato per contrastare la fatica del rientro: un’assunzione moderata favorisce la concentrazione e aiuta a mantenere alto il livello di attenzione.
Diverse ricerche hanno suggerito che la dopamina, un neurotrasmettitore che aiuta a controllare i centri di ricompensa e del piacere del cervello e che regola le risposte emotive, può mediare alcuni effetti della caffeina sul comportamento. Nel cervello, l’adenosina che agisce da sedativo sul sistema nervoso centrale e induce sensazioni di stanchezza, viene contrastata infatti dalla caffeina, che si può legare ai ricettori dell’adenosina e agisce come un ‘impostore’, bloccando l’azione della stessa, contrastando la stanchezza e favorendo l’attenzione, come dimostra uno pubblicato sul ‘Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics’. Dalla ricerca risulta inoltre che il caffè favorirebbe un comportamento cooperativo, che evidenzia il suo ruolo di alleato nella condivisione all’interno della socialità. In ultimo, valutando le risposte emotive dopo l’assunzione di caffè, sarebbe emerso che chi lo beve ricerca diverse esperienze emotive dalla bevanda: energia, positività, benessere emotivo e una sensazione di concentrazione mentale. Già nel 2011 l’Efsa (European Food Safety Authority) aveva indicato un rapporto di causa-effetto tra una dose di 75 mg di caffeina (circa una tazzina) e l’aumento di attenzione, confermando il ruolo positivo del caffè sull’attenzione e sulla concentrazione.
Il 97% degli italiani beve caffè – che sia espresso, americano, cappuccino o macchiato – 1 o più volte al giorno mentre solo il 3% della popolazione non consuma bevande a base di caffè. In media gli italiani bevono circa 4 caffè al giorno di cui solitamente 2 a casa, 1 al bar e 1 in ufficio, principalmente in 3 momenti della giornata: colazione, metà mattina e fine pasto/cena.
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