Inzgahi, esordio vincente, festeggiato come quando giocava
Esordio in campionato tanto amaro quello della Lazio a S.Siro, quanto dolcissimo per il nuovo tecnico dei padroni di casa rossoneri, Filippo Inzaghi. La formazione di Pioli gioca anche benino, tiene palla, ma conclude poco nel primo tempo, molto ma sbagliando l’impossibile nella ripresa e commette ingenuità difensive fatali. Ad un Milan in versione piccolo diavolo, è sufficiente una partita di grande applicazione nobilitata dal solo talento cristallino di El Shaarawy, per far suoi i tre punti: 3-1 il risultato piuttosto bugiardo di una partita molto bizzarra.
L’1-0 di Keisuke Honda
Le due frazioni di gioco hanno proposto un andamento a specchio: Lazio a menar da subito le danze ma senza particolari crismi di pericolosità e Milan incapace di tessere anche le più elementari trame di gioco ma letale al primo affondo favorito dal cattivo posizionamento della linea difensiva laziale. Così si spiegano la fuga dirompente del “piccolo faraone” conclusa con un centro per il solissimo Honda, autore dell’1-0 e l’iniziativa di Abate sul lato opposto coronata dalla più comoda delle deviazioni da parte di Muntari per il 2-0 rossonero. Una trattenuta, leggera ma evitabile, del neoacquisto De Vrij su Menez che s’incaricava della conseguente trasformazione dagli undici metri completava poi, il quadro degli errori (orrori?) difensivi biancocelesti. Ora, lungi dal voler emettere una sentenza così prematura, è evidente che l’olandese abbia delle notevoli qualità, soprattutto nel gioco aereo, ma che debba ancora acquisire i tempi giusti per il nostro calcio. In ogni caso, fuori luogo i peana di parte della stampa romana (“il miglior difensore del Mondiale”, si è letto sotto l’ombrellone da più parti): il miglior difensore della rassegna iridata era senz’altro il collega in maglia oranje, Ron Vlaar. Che, infatti, costando molto di più del connazionale, è rimasto all’Aston Villa. Ma le preoccupazioni per Pioli arrivano anche dalla cintola in su: la squadra manovra bene sino alla trequarti, poi, però, emerge chiara la mancanza di idee e di movimenti davanti: quasi sistematico il ricorso a inutili lanci dal limite dell’area, facili prede della difesa rossonera. in alternativa, palla a Candreva e incrociamo le dita. L’esterno della nazionale, peraltro, conferma di essere molto più pericoloso quando, partendo largo, si accentra per puntare alla porta (cioè quasi mai, ieri), molto meno quando deve guadagnarsi il fondo per il cross, fondamentale in cui non eccelle. Musica completamente diversa nella ripresa, soprattutto dopo l’ingresso di Stefano Mauri, l’unico in casa Lazio in grado di verticalizzare con costrutto. Difatti, nel finale di gara, ma quando si era ormai già sul 3-0 per i padroni di casa, le occasioni sono arrivate a grappoli: una dello stesso Mauri, due per candreva, una per De Vrij, più la rete dell’1-3 , un’autorete di Alex propiziata dal disturbo del neoentrato Djordjevic (ottimo, l’esordio del serbo) e, infine, il rigore fallito da Candreva, che ha messo sotto i riflettori anche il nuovo portiere rossonero, l’ex madridista Diego Lopez.
Quanto al Milan, a dispetto di risultato e critica ora decisamente favorevole all’insegna del molto italico “senno del poi”, non è piaciuto. La squadra è veramente povera sul piano tecnico, il centrocampo attuale è ricco solo di muscoli e l’attacco illuminato esclusivamente dalle giocate di El Shaarawy, il vero nuovo acquisto dei rossoneri. Benino l’esordio di Menez. Da rivedere con squadre meno manovriere e più chiuse della Lazio e con gli innesti freschi di Torres (generatore di un entusiasmo che a Milanello sembrava dimenticato, ma per un attaccante che è dai tempi del Liverpool che segna con il contagocce non è un pò troppo?), Van Ginkel (ma se Mourinho ha fatto di tutto per darlo via, non sarebbe forse opportuno indagare meglio sui perchè?) e Biabiany. Soprattutto, manca come l’aria Montolivo.Una garanzia potrebbe essere proprio il tecnico esordiente: Inzaghi è persona intelligente e ha capito, conscio dei limiti di palleggio dei suoi, che forse era meglio lasciare l’onere della partita agli altri. Ma non potrà esser sempre domenica.
Handanovic para il rigore di Larrondo
L’Inter di Mazzarri, protagonista di un mercato non trascendentale ma intelligente (finalmente qualcuno che, in assenza di soldoni, ha saputo operare con le idee), ha, invece, ampiamente deluso a Torino. Partita in equilibrio nei primi 45′, ma con il Toro che può recriminare per un rigore che larrondo si è fatto parare da Handanovic. Inter più convinta nella ripresa ma poco pratica.
De Guzman, gol scacciacrisi a Marassi
Il Napoli, salito a Marassi sull’onda lunga delle polemiche per l’eliminazione dalla Champions e con De Laurentiis fortemente criticato da tifosi partenopei per aver operato poco e male sul mercato, ha trovato, proprio all’ultimo secondo del recuper (era il 95’…) e proprio con un nuovo acquisto, l’olandese De Guzman, il gol da tre punti per il 2-1 su un Genoa che, finchè ha avuto benzina in corpo, però, ha giocato meglio e costretto la solita inguardabile difesa napoletana (Koulibaly non sembra un grande rinforzo e se il leader del reparto è Albiol che al Real era una riserva, sarebbe stato molro osèe pensare ad un Napoli in grado di giocarsela con squadroni come lo stesso Madrid) ad accendere un cero a Rafael, stavolta superlativo (dopo lo strafalcione di Bilbao). Benitez si è tolto qualche fastidioso sassolino dalla scarpa ma rimane il problema che il Napoli è formidabile davanti, quanto inconsistente in mezzo e obiettivamente scarso dietro. E, con tutto il rispetto per il giovane Rafael che magari si farà pure, Reina era il miglior portiere della serie A.
L'”eternauta” Di Natale, quasi 37 anni e quasi 200 gol in A
Un’ultima annotazione la merita (ed è un contentino, sia chiato…) certamente Totò Di Natale. 36anni (37 ad ottobre) e ancora l’anima, il capitano, uomo simbolo, cuore da leone, piedi vellutati e braccio armato dell’Udinese. Meglio non poteva festeggiare la sua decima stagione consecutiva in Friuli. La sua doppietta ha deciso la non semplice gara interna contro l’Empoli, il primo amore di Totò. Ora fanno 194 centri in A. Quota 200 a portata di piede.
Di Natale, Totti, Buffon, Pirlo, De Rossi, Barzagli. Sono senz’altro i migliori giocatori italiani nei rispettivi ruoli. In comune una carta d’identità dai numeri allarmanti. Mister Conte, abbiamo un problema.
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