Guerra dei numeri a parte – il Circo Massimo, la “piazza” romana più capiente con i suoi 140.000 metri quadri per un massimo di 560.000 persone, fu scelto anche Veltroni nel 2008 per il Pd-Day (allora, secondo gli organizzatori, c’erano 2,5 milioni di persone, circa 20 persone a metro quadro) e da Grillo nell’ottobre 2014 (“siamo 500 mila”, contro i 150 mila dichiarati dalla Questura) – la manifestazione delle famiglie che respingono il ddl Cirinnà sulle unioni civili è stata un successo. Da non sottovalutare.
Come ha scritto il direttore di Avvenire Marco Tarquinio ieri, nel suo editoriale: “Chi ha voluto vedere e ascoltare la giusta domanda che sale dal basso, ha capito che cosa è un popolo che laicamente e responsabilmente va in piazza per far sentire la propria voce e lo fa con pacifica determinazione, con parole chiare eppure rispettose per tutti, anche per chi la pensa diversamente. Il popolo della famiglia”.
Nella folla, colorata e fatta soprattutto di famiglie con bimbi, di tante persone giovani ma anche di religiosi, campeggiava lo striscione che le tv hanno inquadrato e i quotidiani fotografato : “RenziCiRicorderemo”. Una frase che suona come un monito, un avvertimento.
“Renzi ci ricorderemo“, scandisce anche Mario Adinolfi dal palco del Family Day. La sua profezia è che “il ddl Cirinnà non passerà. Renzi viene da questo mondo, nel 2007 era accanto a me al Family Day e usava parole ben più forti delle mie contro i Dico della Bindi. Renzi sa di non essere ben visto dalle ‘piazze rosse’ e politicamente non può permettersi di ignorare persino il messaggio che viene da questa piazza”, dice Adinolfi ricordando la sua amicizia col premier che sosteneva già nel 2012 da parlamentare Pd.
Il giorno dopo (ieri) la grande manifestazione al Circo Massimo del Family day la posizione del governo sul testo Cirinnà-Unioni civili, compresa la “stepchild adoption” (riconoscimento legale del figlio naturale del convivente), però, sembra non essere cambiata. “Si va avanti”, sono le parole d’ordine scandite dal vicesegretario Pd Lorenzo Guerini: “Compito della politica è ascoltare tutti, confrontarsi con tutti e poi assumersi la responsabilità della decisione. Ricerchiamo un ampio consenso ma siamo altrettanto convinti che è giunto il momento di decidere e lo faremo”. Il che non significa che non ci sarà alcun cambiamento, di fatto il ddl resta quello, sarà poi il Parlamento e la discussione in aula a dare il seguito politico e legislativo a tutto il dibattito scaturito dalle manifestazioni delle famiglie arcobaleno della settimana scorsa e dal Family day sabato.
Da domani, 2 febbraio, al Senato, una volta ascoltati tutti gli interventi, si voteranno le pregiudiziali di costituzionalità al testo e subito dopo cominceranno i voti di merito. Con tutta probabilità il voto finale, che in un primo momento era previsto per l’11 febbraio, verrà rinviato di qualche giorno. Ma è assoluta volontà del governo arrivare al voto finale entro la metà di febbraio. La legge ci sarà, bisogna vedere ora quale testo sulle unioni civili sarà quello definitivo. Il punto nevralgico resta quello delle «stepchild adoption», se entreranno a far parte della nuova legge nell’attuale formulazione o se si virerà verso un compromesso, come per esempio quello dell’emendamento Marcucci-Pagliari sulla pre-adozione. È su questo aspetto che manca ancora l’intesa all’interno del Pd, e il governo vuole cercare fino all’ultimo di arrivare ad una mediazione, per non stralciare del tutto il riconoscimento legale (o adozione, si vedrà in quale forma) dal testo di legge, per non snaturarlo.
Anche il fronte critico dei cattolici dem sembra adesso avviarsi verso una soluzione più morbida, di compromesso, dalle posizioni più radicali della partenza. Martedì, nel gruppo Pd del Senato, si stabilirà su quali emendamenti verrà lasciata libertà di coscienza. Sicuramente ci sarà in quelli legati all’art.5, ovvero le “stepchild”. Senza intesa preventiva nella riunione del gruppo, tutto sarà affidato ai voti in Senato. Voti che, molto probabilmente, saranno segreti. La linea è, come ha detto anche ieri il neo ministro con delega alla Famiglia Enrico Costa, “sulle unioni civili ci vuole pazienza, dobbiamo partire dai punti condivisi. Niente forzature in Parlamento”.
A.B.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy