La polizia USA è di nuovo sul banco degli imputati dopo la morte di due uomini di colore a due giorni l’uno dall’altro.
Appena martedì scorso a Baton Rouge, nello stato della Louisiana, il 37 enne Alton Sterling era morto per un colpo d’arma da fuoco partito dalla pistola di ordinanza di un agente che lo aveva già ammanettato e immobilizzato a terra. Oggi la stessa sorte è toccata a Philando Castile, un uomo di 32 anni ferito a morte da un agente a Falcon Heights, un sobborgo di St. Paul, nel Minnesota.
La dinamica dei due casi è diversa. In Louisiana, gli agenti erano stati chiamati perché Sterling – che vendeva cd musicali per strada – aveva iniziato a minacciare i passanti con una pistola, o almeno questo è quanto hanno scritto i giornali USA. Ma Abdul Muflahi, gestore del negozio fuori dal quale è avvenuto il confronto, sostiene di non aver visto armi in mano all’uomo ucciso. Ha riferito, invece, che gli agenti gli avrebbero tirato fuori una pistola dalla tasca quando era già a terra.
Castile, invece, era stato fermato da una pattuglia della stradale. Era in macchina con la fidanzata Diamond Reynolds e la figlioletta di lei, che ha due anni. I suoi ultimi istanti di vita sono ripresi in un video che lei ha girato con il telefonino, pubblicato in diretta su Facebook. La donna accusa il poliziotto che gli ha chiesto i documenti a pistola spianata: prima gli avrebbe ordinato di tenere le mani in vista, ma subito dopo, mentre l’altro le stava tirando fuori dalle tasche, gli avrebbe sparato quattro colpi alle braccia, procurandogli la ferita all’addome che lo ha ucciso. Anche Castile aveva in macchina una pistola, detenuta con regolare licenza, e lo aveva riferito poco prima ai poliziotti. Forse l’agente che ha sparato credeva che in realtà la vittima volesse estrarre l’arma o qualche altro oggetto pericoloso. Antonio Johnson, cugino di Castile, ha accusato gli agenti di averlo “immediatamente etichettato come criminale” per via del colore della pelle.
Le due morti, e soprattutto la brevissima distanza che le separa, hanno riaperto il dibattito sul comportamento delle polizie USA, accusate di applicare un metro di giudizio diverso ai cittadini di colore. E così circa duecento persone sono scese di nuovo in strada fra il luogo della sparatoria e l’ospedale dove Castile è stato portato nel tentativo disperato di salvargli la vita. Davanti alla residenza ufficiale del governatore del Minnesota, Mark Dayton, a St. Paul (la città gemella di Minneapolis), una piccola folla scandiva No justice, no sleep (“niente giustizia, non si dorme”): uno slogan già sentito ai tempi del caso di Trayvon Martin, il ragazzo di 17 anni ucciso nel 2012 in Florida da George Zimmermann, un componente di una ronda di quartiere. Dayton è stato portato via dalle forze di sicurezza per evitare rischi alla sua incolumità, mentre di fronte alla sua abitazione si è sviluppato un principio d’incendio subito spento dai Vigili del fuoco.
Il dipartimento di Giustizia USA ha annunciato che aprirà un’inchiesta a carico di Blane Salamoni e Howie Lake II, i due agenti coinvolti nell’uccisione di Sterling. Ciò significa che del caso si occuperà la magistratura federale da Washington. Nel frattempo i due agenti sono stati sospesi dal servizio come prevede la prassi. La deputata Betty McCollum ha chiesto che siano prese misure analoghe anche nel caso di Castile.
F.M.R.