In Italia si contano oltre tremila rappresentazioni della via Crucis vivente. Durante la Settimana Santa, interi paesi scendono nelle strade per commemorare il dramma sacro della Morte e della Resurrezione di Cristo. Tutto ciò ha radici nell’alto Medioevo, quando la Sacra Rappresentazione segna la nascita del teatro italiano ed europeo.
Dopo la caduta dell’Impero Romano si perde infatti la conoscenza del teatro classico. Il dramma risorge all’interno della liturgia della Chiesa. I riti della settimana santa mostrano un carattere decisamente drammatico.
Decimo secolo, abbazia di S.Gallo. Qualcuno comincia ad ampliare un Tropo da cantarsi prima dell’Introito della Messa notturna di Pasqua. Diventa il primo germe del dramma medievale. L’angelo annuncia la Resurrezione alle tre Marie.
Dalla liturgia il processo continua inarrestabile, il racconto si estende in senso contrario: Gesù nel Getsemani, la condanna, la fustigazione, la croce portata sul Calvario, la Veronica, l’incontro con la madre fino alla morte in croce. Si aggiunge il contributo apportato dalle Laudi, il Planctus Mariae. Decine di scene, dialoghi composti, figuranti, voci diverse per arrivare al punto di partenza, alla Visitatio Sepolcri. Un’opera drammaturgica completa dal carattere itinerante.
Dapprima si rappresenta in chiesa con un pubblico che segue le stazioni, i luoghi deputati per rappresentare un ipotetico cambio di scena. Ma poi lo spazio non basta e si va nella strada. Non sono più solo i chierici a rappresentarlo, ma attori laici che si organizzano in confraternite. Il popolo diventa spettatore e protagonista.
Dal Medioevo, il dramma sacro si è mantenuto fino ai nostri giorni esprimendosi in molteplici forme legate al folclore. E’ rimasto fedele alle stazioni, tappe che segnano il cammino di una processione che si svolge solitamente alla luce di torce e lanterne.
La via Crucis di Assisi sembra sia la più suggestive d’Italia, non poteva essere altrimenti visto il suo legame con S. Francesco, testimone di quel Dio fatto di carne di cui si fece giullare. Tuttavia se si guardano i siti turistici delle varie località italiane, dal Nord al Sud, molti sono i comuni che allestiscono un vero e proprio spettacolo curato nei minimi particolari. Sorprende la mobilitazione della popolazione, l’impiego dei mezzi, la cura dei costumi, della scenografia. Il comune di Barile, che vanta in Italia una delle più belle rappresentazioni della Passione,ne ha perfino pubblicato i costi. Si tratta di cifre importanti.
Colpisce il raccoglimento dei partecipanti. Per alcuni è religioso, per altri è legato a un sentimento empatico nei confronti di un eroe buono che viene condannato a una morte ignominiosa. La Madonna vestita di nero, portata su baldacchini di grande pregio artistico, piange la morte di un figlio, un dolore umano che tutti possono comprendere. E poi ci sono gli Incappucciati, immagine archetipica dell’uomo senza volto, simbolo del dolore, della morte, uniche certezze che accompagnano la nostra vita. Una storia semplice, non così straordinaria. Ma drammatica. Una musica funebre accompagna la rappresentazione che non ha un palcoscenico né una rigida divisione tra attori e pubblico. Non ha luci di scena, solo la fiamma incerta di una torcia. Metafora del dramma dell’esistenza, profonda catarsi anche per chi non ha fede. Ma lo sappiamo, al di là del carattere religioso di tale manifestazione, lo spettacolo è antico quanto l’uomo, e ha sempre un sapore rituale.
Perché tanta partecipazione? E’un retaggio del rito pagano che celebrava l’inizio della primavera con il mito di Persefone o del capro espiatorio che libera il popolo dai propri peccati?
Sicuramente queste componenti ataviche permangono nelle profondità dell’animo umano, il capro espiatorio del Levitico e del Talmud può ritenersi assimilabile al Cristo e, in effetti, la Pasqua segna la fine dell’inverno. Ma c’è dell’altro, c’è a storia dei secoli e di chi alla morte e al dolore ha voluto dare un senso. E’ una realtà umana prima che dogmatica. E la Resurrezione, follia per i sapienti di tutti i tempi, bestemmia per i contemporanei di Cristo, regala speranza. Anche nel mistero che ci avvolge.
Esperta in tecniche di comunicazione, di scrittura e sceneggiatura, ho collaborato come autrice e consulente editoriale con la Rai e con strutture di produzione cinematografica e televisiva (Lux Vide, Titania Film, Ae Media Corporation), per le quali ho firmato numerosi soggetti di serie e consulenze editoriali. Sono autrice anche romanzi e saggi di critica televisiva
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