Yanis Varoufakis sarebbe un ‘perditempo’, un ‘dilettante’, un ‘irresponsabile’.
Che la riunione dell’Eurogruppo, che si è svolta oggi a Riga, sia stata accesa è praticamente fuori di dubbio. Non è però così frequente che dal tavolo dove i ministri delle finanze europei trapelino rumors di questo genere.
Stando a quanto riportato dall’agenzia Bloomberg, che ha citato fonti vicine alla riunione, il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem avrebbe definito il ministro greco proprio in questo durissimo modo.
Oggetto del contendere, ancora una volta, il metodo che Atene starebbe utilizzando per portare avanti le trattative con i creditori internazionali, argomento sul quale, sempre stando a quanto riferito, sarebbero coesi tutti i ministri intervenuti ai lavori del tavolo, che avrebbero attribuito al collega greco il fatto di essere ancora in alto mare con le discussioni avviate sulla proroga di 4 mesi del programma di aiuti internazionali, di cui deve essere ancora trasferita l’ultima parte delle risorse stanziate, per un importo di 7,2 miliardi di euro.
La sfiducia verso Varoufakis è talmente alta che l’Eurogruppo avrebbe bypassato il ministro per riferire, via telefono, l’esito dei lavori del gruppo direttamente al premier Alexis Tsipras.
Dijsselbloem, ritenuto uno dei fautori della linea dura verso la Grecia, avrebbe aggiustato il tiro durante la conferenza stampa al termine dei lavori del tavolo, ammettendo solamente che si è trattata di una discussione “contrastata”.
“Sarò piuttosto franco – ha affermato – non posso riportare il contenuto degli incontri, ma è stata una discussione molto contrastata”.
“Oggi – ha aggiunto – speravamo di vedere i risultati delle scelte fatte due mesi fa e su cui prendere decisioni. Invece restiamo lontani”. Una circostanza che per il ministro Olandese “dimostra il senso di urgenza che attraversava la sala”, prima di tornare, una volta ancora, sul tono del dibattito: contrastato.
L’incontro si sarebbe chiuso, dunque, con un nulla di fatto, ma pare che l’esito atteso fosse proprio questo, tanto che giungendo alla riunione, alcuni ministri non avevano nascosto le proprie perplessità: “stiamo ancora aspettando proposte”, ha dichiarato il ministro slovacco Peter Kazimir, tradendo il clima che ha poi effettivamente avvolto l’incontro di oggi; “stiamo semplicemente perdendo troppo tempo” ha invece dichiarato il ministro austriaco Hans Joerg Schelling al suo arrivo nella capitale lettone. Ovviamente caustico anche il titolare delle finanze tedesche Wolfgang Schaeuble, convinto che “probabilmente tutti diremo che il tempo sta per scadere, e che è importante fare progressi” .
In linea con le posizioni dell’Eurogruppo anche Mario Draghi, che in conferenza stampa ha sottolineato come “la velocità adesso è essenziale”, evidenziando come questi ritardi possano mettere a repentaglio parte del valore del collaterale che le banche di Atene devono fornire alla Banca centrale per accedere ai fondi di emergenza Ela – Emergency Liquidity Assistance.
Varoufakis, dalla sua, ribadisce la linea contraria all’austerity tenuta fino ad oggi dall’Europa, ribadendo che produrrebbe solo ulteriori tagli ai salari e riduzione di spesa.
Al momento, spiega il ministro del governo Tsipras, Atene sta finanziando il debito con risorse proprie, “invece da accordi esistenti, dovrebbe essere rifinanziato con gli aiuti”.
Di fatto, però, ancora mancherebbero quegli interventi strutturali per ridurre, tra le altre cose, l’evasione in Grecia, che stando alle stime raggiungerebbe anche il 50% nelle isole ma che potrebbe invece rivelarsi un problema ancor più radicato, considerato che una analisi condotta da Wealth-X Agency e Ubs all’ombra del Partenone sarebbero in aumento i miliardari e gli evasori. Si stima anche che i depositi dei cittadini greci nelle banche svizzere ammonterebbero a oltre 60 miliardi.
L’esorbitante cifra di 7,2 miliardi di euro, irrisoria di fronte al comparto di fiscalità che risulterebbe evasa, ad oggi diventa fondamentale per Atene che al momento sta incontrando pesantissime ripercussioni dovute proprio alla mancanza di liquidità. Una mancanza che adesso non è più così ipotetica, tutt’altro.
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