I giudici della corte d’assise di Bergamo, presieduta da Antonella Bertoja, hanno condannato Massimo Giuseppe Bossetti all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra (Bergamo) scomparsa il 26 novembre 2010 e trovata morta tre mesi dopo.
La sentenza è arrivata dopo oltre 10 ore di camera di consiglio. Il 13 maggio scorso il pm Letizia Ruggeri aveva chiesto per l’imputato l’ergastolo e sei mesi di isolamento diurno. “Sarò uno stupido, sarò un cretino, sarò un ignorantone ma non sono un assassino” aveva invece detto questa mattina Bossetti nelle sue dichiarazioni spontanee, prima che i giudici si riunissero in camera di consiglio.
Le celle telefoniche alle quali è risultato agganciato il suo cellulare nelle ore della scomparsa di Yara , le fibre trovate sul corpo della giovane corrispondenti a quelle dei sedili del suo furgone bianco, i computer con immagini pornografiche di adolescenti, ma soprattutto la prova Dna, sia pure eseguita a distanza di anni dall’assassinio di Yara, corrispondente alle tracce trovate sugli slip della povera ragazzina, sono state sufficienti per i giudici della Corte d’Assise di Bergamo, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, a decidere
Il verdetto della Corte d’Assise di Bergamo, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, è arrivato nella serata del primo luglio al termine di una lunga camera di consiglio che era stata preceduta dalle dichiarazioni spontanee del carpentiere di Mapello. Un lungo accorato messaggio per descriversi come un “ignorandone ma non un assassino”. “Vorrei guardare negli occhi i Gambirasio, vittime anche loro di chi non ha ancora saputo trovare il o i veri colpevoli. Vi supplico, signori giudici, ripetete il test del Dna”.
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