È stato condannato a 15 giorni di carcere Aleksej Navalnij, blogger russo e punto di riferimento dell’opposizione a Vladimir Putin. Navalnij è stato arrestato ieri durante una manifestazione contro la corruzione del governo a Mosca.
Secondo quanto riferisce la sua portavoce Kira Jarmish, Navalnij è stato riconosciuto colpevole di resistenza a pubblico ufficiale. È stato condannato anche a pagare una multa di ventimila rubli, circa 320 euro, per aver organizzato la manifestazione non autorizzata “creando così ostacoli al traffico e violando l’ordine pubblico”.
L’arresto del blogger ha alzato un vespaio contro il governo di Vladimir Putin. Il dipartimento di Stato USA ha rilasciato un comunicato in cui si condannano “fermamente” gli arresti di Navalnij e di altre “centinaia di manifestanti pacifici”, atto definito “un affronto ai valori democratici fondamentali”. Simile l’atteggiamento dell’Alto commissario UE per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini: l’intervento della polizia, ha scritto, “ha impedito l’esercizio delle libertà fondamentali di espressione, associazione e assemblea pacifica, che sono diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione russa”. Citando anche gli “impegni internazionali” di Mosca nei confronti del Consiglio d’Europa e dell’OSCE, la Mogherini ha chiesto al governo russo di rilasciare “senza indugi” i “dimostranti pacifici che sono stati imprigionati”.
Di opposto avviso, naturalmente, il Cremlino. “Quello che abbiamo visto ieri in diversi posti, ma soprattutto a Mosca – ha detto a RIA Novosti il portavoce Dmitri Peskov – “è una provocazione e una menzogna, perché coloro che in modo molto raffinato e con un linguaggio aulico hanno spiegato che l’azione era autorizzata e che non violava in alcun modo la legge stavano dicendo un’assoluta bugia”.
Le manifestazioni di ieri – organizzate non solo a Mosca, ma anche in altre città russe – avevano come obiettivo Dmitri Medvedev, primo ministro e braccio destro di Putin, con il quale si è scambiato le cariche. Secondo un film-inchiesta pubblicato su YouTube, Medvedev sarebbe “l’uomo più corrotto della Russia”: attraverso società che sulla carta non avrebbero scopo di lucro avrebbe messo le mani su un patrimonio oltre il miliardo di dollari in ville, terreni, beni di lusso, perfino un’azienda vinicola in Toscana.
L’appello di Navalnij è stato raccolto da tanti cittadini: a Mosca sono scese in piazza oltre ottomila persone, a San Pietroburgo circa diecimila. Anche in altre città della Siberia, degli Urali e della regione pacifica, manifestazioni di queste dimensioni non si vedevano dai tempi di Gorbaciov. La reazione del governo è stata all’altezza, con 1400 arresti in tutto il paese.
Aleksej Anatolevic Navalnij ha quarant’anni. Avvocato di formazione (ha studiato a Yale) e personalità carismatica, in Russia è al centro dell’attenzione almeno dal 2009, quando ha iniziato a denunciare i mali del governo dal suo blog. È presidente della Coalizione democratica, una formazione politica di opposizione che guidava insieme a Boris Nemtsov prima che quest’ultimo fosse assassinato nel 2015. Lui si definisce un “nazionalista democratico”, nel 2006 ha partecipato alla Marcia russa degli ultranazionalisti, ma la sua principale fonte di popolarità – a prescindere dalla sua ideologia vera o presunta – è la lotta alla corruzione.
Nel 2012 il Wall Street Journal lo ha definito “l’uomo che Vladimir Putin teme di più”. L’anno dopo si è presentato alle elezioni municipali a Mosca: è arrivato secondo dietro il candidato putiniano, Sergej Sobjanin, prontamente accusato di aver truccato l’elezione. E prontamente è stato condannato a cinque anni per appropriazione indebita, in uno dei suoi numerosi processi in odore di infiltrazioni politiche. La condanna gli avrebbe impedito di candidarsi alle presidenziali di marzo 2018. Ma la Corte Suprema russa ha annullato il processo, e quindi il blogger è tornato “innocente fino a prova del contrario” e candidabile.
“Verrà il giorno in cui noi giudicheremo loro”, ha twittato ieri Navalnij dal tribunale Tverskoj di Mosca, “ma lo faremo in maniera onesta”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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