Nadal solleva per la 9° volta la Coppa dei Moschettieri
Dopo 3 ore e 31 minuti di autentica battaglia nella prima vera giornata estiva a Parigi (30°) Rafa Nadal ottiene la 9° vittoria al Roland Garros , 5° consecutiva dopo lo scivolone contro Soderling negli ottavi di finale del 2009 (unica sconfitta nell’esperienza decennale dello spagnolo a Parigi), raggiunge Pete Sampras a quota 14 Slam e respinge l’assalto di Djokovic al trono di n. 1 del mondo. Tutto in un match ad alta intensità emotiva e logorante fisicamente.
Nadal-Djokovic doveva essere e Nadal-Djokovic è stato l’epilogo della quindici giorni sulla terra battuta più famosa del mondo. La 42° puntata della saga infinita (ora, il bilancio è 23-19 per il maiorchino) che promette chissà quanti altri, avvincenti, capitoli. Tutti, verosimilmente, con posta in gioco molto elevata.
I due finalisti prima della battaglia
Nadal si è imposto con il punteggio di 3-6 7-5 6-2 6-4.
Un primo set piuttosto lineare con il serbo che sembra proseguire sulla falsariga degli ultimi quattro match tra i due e picchia sicuro costringendo Nadal a giocare ben oltre la riga di fondo. Dopo due games piuttosto laboriosi in cui entrambi i contendenti riuscivano a tenere il proprio servizio, il momento-chiave si manifesta sul 4-3 per Nole con Rafa che riesce ad annullare le prime due palle break, ma deve cedere alla terza. Nadal rinviene prepotente nel decimo gioco ma non riesce a capitalizzare le due palle -break a disposizione e Djokovic, sia pure con qualche patema, riesce a chiudere il parziale per 6-3.
Nel secondo set, fino al 3-2 Nadal, i due tengono i rispettivi turni di battuta senza concedere break point all’avversario, anche se è il maiorchino a faticare di più. Djokovic sembra ancora in controllo di gioco e punteggio. Ma è qui che l’inerzia del match comincia a cambiare direzione: l’improvviso break del mancino di Manacor fa salire il pluricampione in carica a 4-2. La reazione di Nole è, però, immediata e si torna 4-4. Con il senno del poi è il turning point della finale. Avesse ottenuto l’allungo in questa fase, la Coppa dei Moschettieri avrebbe visto inciso un nome diverso. Il colpo di reni di Nadal, invece, frutta al detentore del titolo il 7-5 e ristabilisce la completa parità.
Il match, che rimane straordinariamente intenso e fisico, ha ora un nuovo padrone. Nadal è il più fresco e Djoker inizia ad accusare calura e stanchezza. Lo spagnolo è il più rapido ad uscire dai blocchi e va subito 3-0. Il tentativo del serbo di rientrare, sul 2-4, viene stavolta, arrestato, e Rafa, dopo aver salvato una pericolosa palla break, tiene la battuta alla sesta palla-game. Il serbo è ora in chiarissima difficoltà e cede ancora il servizio per un 6-2 che non fa presagire nulla di buono per l’equilibrio della sfida.
Djokovic è nervoso, scuote di continuo la testa, sembra addirittura barcollare e incassa anche qualche fischio ingeneroso da un pubblico parigino che deve aver ormai “adottato” Rafa che, sentendo l’odore del sangue, affonda i denti per il 4-2 che dovrebbe chiudere la vicenda.
Ma questa finale è un match di straordinaria fisicità, tra i due interpreti per eccellenza del tennis atletico, e, proprio quando lo striscione del traguardo è alle viste dell’iberico, ecco che anche Nadal si vede costretto a pagare il dazio che tanto sforzo richiede. Lo spagnolo si irrigidisce, sbaglia uno smash a rimbalzo e rimette in partita il rivale: 4-4. Ora anche Rafa ha i suoi problemi: crampi. E tutto potrebbe ancora accadere anche perchè Djokovic, dopo aver visto “la morte in faccia”, sembra rinfrancato. Ma, onestamente, il serbatoio è al lumicino per entrambi. Anche se Nadal confesserà, poi, a cose fatte, che: “Avevo i crampi, non so come avrei fatto al quinto set” è altrettanto vero che Nole poteva, dal canto suo, replicare con un onesto: “Mi sentivo un pò meglio, speravo di alzare di nuovo il livello del mio gioco, ma non ce l’ho fatta“. Solo a questo punto, il pubblico parigino decide di parteggiare apertamente per il serbo, nella speranza di godere di altre emozioni nel quinto set. E Djoker sembra volerlo accontentare andando molto vicino al break per il 5-4 che lo avrebbe mandato a servire per il set. Ma Rafa, con le unghie, i denti e qualunque altra parte del suo corpo e della sua anima di irriducibile lottatore, riesce a tenere il servizio per il 5-4. L’ultimo treno era passato. E Djokovic non era riuscito a salirci su. Qualche istante dopo, complici un diritto sbagliato e un doppio fallo sul match point, la certificazione della resa.
…visibilmente emozionati a fine duello
Intensa anche la cerimonia di premiazione dei due assi, entrambi in lacrime: di delusione per Djokovic che riproverà il prossimo anno a prendersi l’unico Slam che ancora manca nella sua già incredibile bacheca; di commozione per Rafa Nadal che ha spiegato così il vortice che ne attraversava l’animo: “Mi sono commosdo all’inno nazionale perchè ho 28 anni e so che non durerà per sempre, non so quanto ancora vincerò, qui dove sento le emozioni più grandi, con questo pubblico che s’appassiona tanto al nostro sport“.
Djokovic in lacrime
In un match che il caldo ha reso proibitivo sotto il profilo della tenuta atletica, ha vinto il giocatore che aveva più benzina nel serbatoio. Altre volte, nella storia di questa splendida rivalità, il più resistente era stato Djokovic. Stavolta è toccato a Nadal. L’aria di Parigi lo esalta. Il suo primo sole anche.
E ora, raggiunta la stratosferica quota di 14 Slam, anche il record assoluto (e forse più prestigioso del tennis) dei 17 scalpi di Roger Federer torna a tremare. La terra del Roland Garros lo fa tutti gli anni. Da un decennio.
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