Né quello di Lucio Dalla, né quella simbolo della Città Eterna. Ma un fatto è certo: Roma è accerchiata dai lupi. Sono stati avvistati ai Castelli, nel Parco dell’Appia Antica, a pochi chilometri dal centro quindi, alla Riserva di Decima Malafede, oltre che a Maccarese e ancora più in là in Bassa Maremma.
Superiamo temporaneamente il pericolo che può costituire un lupo, peggio un branco, per gli abitanti, ma grave è il fatto che questi animali hanno già causato danni alle aziende agricole. “Addirittura si sono registrati avvistamenti e predazioni a danno degli allevamenti, in linea d’aria, a pochi chilometri dal centro di Roma”.
Il grido d’allarme è stato lanciato dal presidente di Confagricoltura Roma, Vincenzino Rota, sulla base delle segnalazioni, sempre più frequenti, che pervengono dagli imprenditori agricoli associati. Rota parla di una “situazione insostenibile” a causa dei “danni alle aziende agricole, tra devastazioni e uccisioni di capi di bestiame, provocati anche e soprattutto da ibridi cane-lupo o lupo-cane e randagi”.
“La popolazione di lupi – sostiene il presidente della Confederazione agricola romana – va attentamente monitorata e ricondotta nei suoi areali naturali, ma va affrontato e combattuto anche il fenomeno di ibridi e randagi. C’è una condizione di pericolo per gli animali allevati, ma pure per l’uomo, che è stata sottovalutata e richiede rinnovata attenzione politica e interventi incisivi”.
Bando alle ciance, alle chiacchiere che non portano alla risoluzione dei problemi effettivi, quelli che stanno creando danni diretti (capi predati) e indiretti (costi veterinari, mancata produzione, ecc.) subiti dagli allevamenti.
Per Rota “non sono più accettabili le incertezze e le difformità normative che hanno caratterizzato l’operato dell’amministrazione nazionale e di quelle regionali, nonché degli enti gestori dei parchi”, ed è “giusto e doveroso risarcire integralmente e rapidamente i produttori e proteggerli”.
Per tutto questo Confagricoltura Roma si dichiara da subito disponibile a “fornire alle autorità il proprio contributo di idee e soluzioni per affrontare al meglio questa difficile situazione”.
Se torniamo indietro con la memoria (inizio 2018) situazione analoga era già stata segnalata: i lupi, un branco forse di 5 o 7 esemplari, abitavano nei 2000 ettari della tenuta di Castel di Guido, mentre un altro più ridotto di numero vagava nelle terre del Parco di Veio, da Labaro fino quasi al Soratte. Erano ancora fuori le mura di Roma e il Campidoglio si dichiarò pronto a mobilitarsi con un tavolo tecnico-scientifico per monitorare l’evolversi di una situazione che era apparsa subito critica. Allora.
Ora, invece, considerato il moltiplicarsi per ‘enne’ numero dei problemi cittadini che solo nel settore ‘animali ospiti’ ha visto il proliferare di cinghiali, che pascono indisturbati in aree cittadine all’interno della tangenziale, procurando anche incidenti automobilistici a volte gravissimi; ratti, che oltre a scorrazzare intorno ai cassonetti straripanti di ogni lordume hanno raggiunto, senza farsi annunciare, le case dei quartieri ‘alti’ – adesso, notizia dell’ultim’ora, hanno letteralmente invaso giardini privati e abitazioni in via Mascagni al Salario-Nomentano, lungo l’Aniene– cosa dobbiamo aspettarci? Che i tavoli in Campidoglio siano tutti occupati dai problemi della sopravvivenza e della salute cittadina, o, piuttosto, che anche la grana ‘lupi in avvicinamento’ sia caduta nel dimenticatoio di una Giunta pentastellata distratta e inefficiente?
Man. Al.
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