L’ anti-corruzione è legge. Passato ieri al Senato con 165 voti favorevoli e l’astensione della Lega, hanno votato contro Forza Italia e Movimento 5 Stelle.
Soddisfatto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che commenta:« Sbagliava chi diceva che facevamo finta. Abbiamo rischiato e abbiamo vinto». Dopo un anno e mezzo arriva al graguardo una delle norme più sentite dagli italiani. Ma non è stata facile. Il pacchetto Anti-corruzione infatti passa, anche se l’emendamento cardine, quello sul falso in bilancio, ha conquistato la maggioranza per soli tre voti.
Cosa prevede la nuova legge? Il disegno di legge prevede pene più dure per i corrotti, la possibilità di patteggiare solo per chi restituisce il denaro ricevuto illecitamente, lo sconto di un terzo della pena per chi collabora con la giustizia(come per i reati di mafia) e l’obbligo, da parte delle magistrature di informare in tempo reale l’Autorità per l’Anticorruzione Raffaele Cantone, circa il rinvio a giudizio di qualsiasi indagato per reato di corruzione.
Infine, per le inchieste sul falso in bilancio, lo strumento delle intercettazioni sarà ammissibile solo per le società quotate in borsa: per chi trucca le carte, la pena sarà da tre a otto anni.
Per le altre società invece, pene più lievi: da uno a cinque anni per le quelle non quotate e da sei mesi a tre anni per le piccole società.
Nel corso del dibattimento l’aula si è dunque trovata divisa, anche se per motivi diversi.
Da una parte, Forza Italia ha sostenuto la posizione assunta nel 2002, quando il governo Berlusconi aveva depenalizzato il falso in bilancio e ne aveva ridotto la pena (da cinque anni a un massimo di due).
Dall’altra, il Movimento 5 Stelle che ha appoggiato la ridefinizione del falso in bilancio come reato vero e proprio, ma ha visto bocciare altre due proposte: quella di interdire a vita dalla pubblica amministrazione qualsiasi persona che venga condannata per corruzione, e quella che prevedeva la nomina di un “agente provocatore”, un infiltrato delle forze dell’ordine, che avrebbe agito sotto copertura per verificare l’effettiva integrità degli impiegati funzionari o dirigenti della pubblòica amministrazione.
Sul provvedimento approvato però non mancano le critiche soprattutto per quanto riguarda alcuni passaggi poco chiari del testo.
Per esempio, quanto può risultare determinante, nel caso di reati di corruzione, un semplice aumento delle pene previste? Quanto aumenta, in termini di deterrenza, un incremento delle pene? Tutto resta legato alle istruttorie dei magistrati e ai tempi di persecuzione di quanti violano la legge.
A parte l’allungamento dei tempi del processo, reati come l’abuso di ufficio, l’induzione, il peculato, per essere puniti, hanno comunque bisogno di essere prima scoperti e gli inquirenti necessitano di nuove e più convincenti risorse nella lotta contro l’illegalità.
Su questo aspetto del problema i rappresentanti della magistratura non hanno perso tempo.
Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, afferma infatti che «l’impossibilità di intercettare le società non quotate limita possibili sviluppi investigatori».
« Sarebbe più utile» continua Sabelli, «rafforzare gli strumenti di indagine, semplificare il processo, riformare la prescrizione piuttosto che limitarsi ad un aumento delle pene».
Priscilla Muro
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