In difesa delle specie a rischio nasce l’astroecologia, che sfrutta software e algoritmi sviluppati dagli astrofisici per monitorare gli animali nei loro habitat naturali. Ripresi nelle immagini a infrarossi girate dai droni, i loro corpi caldi appaiono brillanti come stelle e allo stesso modo possono essere monitorati, per fare censimenti e contrastare il bracconaggio. A dimostrarlo sono i risultati dei primi esperimenti presentati dai ricercatori della Liverpool John Moores University alla Settimana europea dell’Astronomia e della Scienza spaziale.
L’astroecologia si basa su algoritmi di apprendimento automatico e strumenti di identificazione che gli astrofisici hanno sviluppato attraverso il software open source Astropy per individuare stelle e galassie. Questi stessi strumenti sono stati inizialmente testati per identificare umani e bovini nelle immagini a infrarossi registrate dai droni in volo su una fattoria.
Dimostrata la fattibilità del progetto, i ricercatori hanno collaborato con zoo e parchi faunistici per costruire un database di immagini con cui addestrare il sistema a riconoscere diversi animali nei loro habitat, anche se nascosti dalla vegetazione. Nel settembre 2017 sono cominciati i primi esperimenti sul campo, con il monitoraggio in Sud Africa di una delle specie di mammifero più minacciate: il coniglio di fiume. Nei prossimi mesi sono previsti nuovi test con l’orangotango della Malesia, la scimmia ragno del Messico e il delfino di fiume brasiliano.
A tutela di altre specie animali, in via d’estinzione a causa del commercio, sia pure clandestino, di avorio in Tanzania il Wwf assieme al governo locale ha lanciato la più grande campagna di monitoraggio della popolazione di elefanti tramite radiocollare satellitare. Con oltre il 90% degli elefanti sterminati negli ultimi 40 anni all’interno del Selous Game Reserve (sito World Heritage Unesco), il progetto che durerà 12 mesi punta a rafforzare la capacità di controllo e monitoraggio dei ranger per ricostruire le popolazioni decimate dai bracconieri. Saranno 60 gli elefanti con radiocollare all’interno e ai margini dell’area parco in modo che i ranger e il personale potranno tracciarne i movimenti e reagire in tempo reale in caso di eventuali minacce, sia quelli collegati al bracconaggio sia quelli relativi al conflitto con le comunità umane. I collari, che potranno anche indicare gli spostamenti degli elefanti verso i villaggi e i campi coltivati e che invieranno i dati direttamente sui cellulari degli operatori, “sono un primo importante passo verso l’obiettivo ‘Zero bracconaggio’, consentendo ai team di protezione della fauna selvatica di stare sempre sul chi vive contro gli attacchi dei bracconieri che sappiamo essere senza alcun tipo di scrupolo” ha detto Asukile Kajuni del Wwf-Tanzania. L’ong lavora con le comunità locali e le forze dell’ordine affinchè i bracconieri non restino impuniti.
Negli ultimi 40 anni il crescente bracconaggio ai danni degli elefanti per le zanne d’avorio ha decimato letteralmente la popolazione, che è passata dai 110.000 agli attuali 15.200 individui. Cosa che ha spinto l’Unesco a inserire la Seolus Game Reserve tra le aree World Heritage a rischio. Per applicare il radiocollare, l’animale viene prima sedato a distanza con un dardo, poi immobilizzato. In tutto le operazioni richiedono circa 30 minuti, dopo di che all’animale viene iniettato un farmaco per rianimarsi e in pochi minuti può riunirsi al suo gruppo familiare.
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