È ufficiale. Il Quantitative easing annunciato dalla Bce è diventato oggi operativo. La banca centrale inietterà, fino al 2016, 60 miliardi di euro al mese, per un totale di oltre 1000 miliardi, la maggior parte dei quali utilizzati per acquistare bond di stati sovrani.
Proprio nell’ambito del piano di allentamento quantitativo, la Banca d’Italia ha reso noto che è pronta all’acquisto di titoli di stato italiani per 130 miliardi di euro, cifra che salirà a 150 miliardi con le operazioni effettuate dalla Bce.
Gli acquisti di titoli di stato nazionali produrranno sul bilancio di Bankitalia, al settembre 2016, una crescita stimata del 30% rispetto alla chiusura contabile del 2014.
Se però il programma di acquisto di titoli amplierà la dimensione del bilancio della Banca d’Italia, non muterà, si legge in una nota diffusa da via Nazionale, “in misura significativa la natura dei rischi cui essa è esposta”.
In particolare i rischi potrebbero materializzarsi “nel caso in cui i titoli dovessero essere venduti prima della scadenza a prezzi inferiori rispetto a quelli di iscrizione in bilancio”. L’esposizione ai rischi viene valutata “in maniera sistematica, in particolare ai fini della redazione del bilancio annuale” e in quel frangente verranno valutati “gli accantonamenti necessari per adeguare i mezzi propri alle dimensioni e alla rischiosità del bilancio, al fine di preservare la solidità patrimoniale dell’Istituto”.
Per quanto riguarda gli effetti sul conto economico, Banca d’Italia stima che la sua redditività dipenderà dagli investimenti e dall’andamento futuro dei tassi ufficiali. Nei primi anni il margine di interesse verrà incrementato in quanto “il rendimento dei titoli da acquistare – si legge ancora – è mediamente superiore ai tassi ufficiali”.
Gli effetti del programma di Draghi hanno prodotto ripercussioni sui mercati finanziari europei. Le reazioni sono state comunque contrastanti. Piazza Affari, trainata dai forti acquisti di titoli bancari ma anche degli energetici, ha chiuso in rialzo e l’indice Ftse Mib si è attestato a 22.564 punti, tornando ai livelli della primavera del 2011.
Anche la Borsa di Francoforte chiude positiva: il Dax ha fatto segnare a fine seduta +0,27%.
Male invece Parigi, che cede lo 0,55%; Londra, che perde lo 0,51%, e Madrid che alla chiusura delle contrattazioni fa segnare una perdita dello 0,34%.
In lieve aumento – quattro punti da venerdì scorso – lo spread fra Btp e Bund tedeschi, che chiude a quota 96 punti.
Non si abbassa invece l’attenzione sulla Grecia. Il differenziale di Atene è salito a 947 punti base da 870 punti, con un rendimento del bond ellenico al 9,78%, così come sono state pesanti le ripercussioni sul mercato azionario, che ha chiuso a -4,18%.
Numeri che, sommati alla mancanza di un programma realmente condiviso tra Grecia e istituzioni europee, non aiutano a tenere bassi i toni del confronto.
Il presidente dell’Eurogruppo Jeoren Dijsselbloem, a margine
della riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles, alla quale ha partecipato anche Yannis Varoufakis, ha intimato: “Basta perdite di tempo, occorrono dei colloqui seri”.
Colloqui che “devono cominciare più oggi che domani – ha aggiunto – l’estensione degli aiuti è di solo quattro mesi e abbiamo già perso due settimane”.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy