Ci eravamo lasciati con il bulimico Bayern ad alzare l’ennesimo trofeo stagionale (sarebbe poi seguita anche la Coppa di Germania e quest’estate la Supercoppa Europea), la Coppa dalle grandi orecchie, nella finale tutta made in Germany con il Borussia Dortmund. Ieri la massima competizione europea per club ha riaperto i battenti e lo ha fatto evidenziando lo stato di ottima salute in cui versano le grandi favorite, tutte vittoriose con punteggi persino umilianti nei confronti delle malcapitate avversarie a conferma del gap siderale che separa il calcio d’èlite dal resto dela truppa. Tutte vincenti e convincenti le big, dunque. Tutte tranne una. Purtroppo, la nostra Juventus cui l’aria europea continua a risultare indigesta. Un pareggio 1-1 a Copenaghen che lascia l’amaro in bocca al popolo bianconero ma che non deve trarre in inganno né far suonare prematuri campanelli d’allarme tra la ciurma di Conte. Il gioco c’è, le occasioni da rete pure e la qualificazione (anche alla luce della Waterloo interna del Galatasaray, sommerso per 1-6 dal Real di Ancelotti e di un incontenibile CR7, autore di una tripletta) non pare minimamente a rischio. Quindi, nulla di compromesso e occasione più unica che rara in un calcio isterico come quello attuale di poter analizzare in estrema serenità ciò che non funziona come dovrebbe. Alla luce di quanto visto in terra danese sarebbe molto facile puntare il dito sulle tante opportunità dilapidate dagli avanti torinesi (complice una serata da extraterrestre del portiere Wiland, decisivo in almeno sei frangenti) e sulle episodiche disattenzioni di una retroguardia, scientificamente punita al primo errore. In realtà, di partite come questa con una squadra che domina in lungo e in largo e crea una ventina di palle-gol subendo un unico tiro nello specchio in 90’, se ne vedono una ogni 10 anni, circa. Può accadere ma è più frutto di una serata stregata che di chissà quale lacuna. Volendo cavillare, però, il discorso muta leggermente e l’analisi si arricchisce di elementi interessanti se la sfida di Champions viene messa in continuum con l’ultima gara di campionato, la trasferta meneghina con l’Inter. Un comune denominatore tra questi due, apparentemente lontanisssimi 1-1, c’è. La Juve, sia a S.Siro che a Copenaghen, ha iniziato a basso ritmo, senza la sua tipica furia agonistica che è un po’ il marchio di fabbrica di “martello” Conte e che è l’arma che consente ai tricolori di elevarsi sopra la media e di fare il vuoto alle spalle. Almeno all’interno dei patri confini. Dopo aver ricevuto l’immancabile schiaffone, invece, ecco tornare d’incanto la solita Juve con tutta la sua aggressività. Condita dalla tanta qualità cui contribuisce non poco il nuovo innesto Tevez. Al momento, comunque, nulla di preoccupante e mancata vittoria che può essere ancora archiviata alla voce “incidente di percorso”. Per ciò che concerne le atre gare in programma ieri, detto della goleada madridista a Istanbul, spiccano gli esordi in scioltezza di Bayern e Manchester City, entrambi inseriti nel Gruppo D ed entrambi vittoriosi con un confortante 3-0, quello un po’ più travagliato del Manchester United con il Bayer Leverkusen (4-2 per i campioni d’Albione con risultato pericolosamente in bilico sino al 3-1 scacciapensieri) ma qui il test era decisamente più probante e quello, un po’ malinconico per il nostro calcio, del Paris Saint Germain, massimo depredatore della nostra argenteria, con un sonoro 4-1 esterno sul mai semplice campo dell’Olympiacos. Cavani, Thiago Motta due volte, Marquinhos, i marcatori parigini. Con l’aggiunta di un rigore sbagliato da Ibra. La più sintetica quanto efficace rappresentazione di come la crisi stia incidendo anche sulle casse dei nostri club. Stasera si completa la prima giornata di Champions con l’esordio delle altre due italiane: un Milan falcidiato dalle assenze ospiterà a S.Siro il Celtic, mentre un euforico Napoli, fresco di primato (sia pur in coabitazione con la Roma) in campionato, tenterà di prolungare il suo magic moment anche in campo internazionale ricevendo al S.Paolo un avversario degno del massimo riguardo: il Borussia Dortmind vicecampione d’Europa e attuale capolista in Bundesliga. Si può fare, ma anche un pareggio non sarebbe da considerare un risultato disprezzabile. Daniele Puppo
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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