Si è spento questa mattina a 76 anni, compiuti lo scorso 23 marzo, il compositore Franco Battiato. Nel suo castello a Milo un piccolo comune della città metropolitana di Catania, alle falde dell’Etna, circondato dalla famiglia e da pochi assistenti – l’autista Said, la fidata governante Anna – si è consumato nel confronto con una malattia che raramente lascia scampo.
Secondo le parole rilasciate dal fratello “Si è quasi asciugato. Non si è accorto del trapasso”.
Era da almeno 4 anni che il musicista catanese si era ritirato dalle scene, prima a causa di una brutta caduta in casa, che gli era costata la frattura del bacino e del femore e l’annullamento della tournée, poi la decisione nel 2019 di lasciare definitivamente la scena pubblica e mantenersi nel più assoluto riserbo, confortato e curato dal fratello Michele e dalla sua famiglia, protetto dalle mura della sua casa, che era anche il suo studio di registrazione, e dove ha visto la luce l’ultimo brano pubblicato quel “Torneremo ancora” che oggi appare quanto mai profetico nelle parole “la vita non finisce è come un sonno / la nascita è come un risveglio / finché non saremo liberi / torneremo ancora / ancora / e ancora”.
Da sempre appassionato cultore e grande studioso delle discipline e della filosofia orientali, Battiato lasciava trasparire nelle proprie canzoni, così come in quest’ultimo testo, la sua profonda ricerca spirituale. È stato un artista unico nel panorama musicale italiano, capace di conciliare temi altissimi con una apparente facilità melodica in grado di fargli guadagnare la vetta delle classifichepop. Chi non ricorda ad esempio la celeberrima Bandiera biancain cui tra un’ironica citazione di Bob Dylan e un ritornello orecchiabile Battiato metteva in fila una serie di critiche alla società italiana che proprio allora, in nome del consumismo,iniziava quel lento declino di cui oggi siamo tutti non solo testimoni, ma soprattutto complici?
Franco Battiato, per chi non se ne fosse accorto prima di conoscerlo grazie i grandi successi degli anni ‘80, è stato sin dall’inizio un grandissimo e finissimo musicista oltre che un paroliere eccezionale. Negli anni settanta si muovevaperfettamente a suo agio tra la stesura di brani strumentali ispirati ai grandi compositori di musica colta, come Stockhausen, e la realizzazione di arrangiamenti per le canzoni delle dive del pop nazional popolare come Ombretta Colli. Aiutato dall’amico Giorgio Gaber, conosciuto a Milano al “Club 64”, che lo introdusse nel mondo discografico, decise più per sfida che per reale aspirazione di provare a scrivere canzoni, ma la passione per la musica colta e per quella sacra non lo abbandonò mai. È infattidel 1987 la messa in scena di Genesi la prima delle sue quattro opere, in cui Battiato raccoglie alcuni testi antichi dal sanscrito al persiano per raccontare di come un’umanità decaduta venga tratta in salvo dalla discesa sul pianeta di arcangeli in forma umana. Ad essa seguirono Gilgamesh nel 1992, che racconta la vita dell’omonimo re sumero, Il cavaliere dell’intelletto del 1994, commissionata dalla regione Sicilia per omaggiare l’ottavo centenario della nascita di Federico II, re dell’isola; ed infine Telesio del 2011 dedicata al filosofo cosentino Bernardino Telesio. Scrisse anche una messa sacra, la Messa Arcaica, la cui prima si tenne nella Basilica superiore di Assisi il 24 ottobre del 1993.
Battiato dunque è stato un musicista raffinato, prestato alla musica leggera, dove ha anche avuto l’indubbio merito, grazie alle sue canzoni e alle sue doti di arrangiatore, di portare al successo talenti e voci straordinarie, tra cui due donne che a lui devono molto: Alice e Giuni Russo. Due artiste a loro volta eccezionali, dalla voce e dal carisma inconfondibili, che iniziano con lui un proficuo sodalizio nei primi anni Ottanta regalando a noi successi intramontabili come Per Elisa e Un’estate al mare. Degli stessi anni è la collaborazione con Milva per la quale Battiato scriverà nel 1982 Alexander Platz una canzone straordinaria, capace di cogliere appieno l’atmosfera di una Berlino divisa, ancora per poco, nei due fronti contrapposti sanzionati dal muro.
Talento dalla creatività inesauribile, e grande intellettuale, Franco Battiato è stato anche uno stimato pittore. Agli inizi, con lo pseudonimo di Süphan Barzan, ha firmato le copertine di alcuni suoi album e il libretto della sua opera Gilgamesh ed ha poiesposto col proprio nome in Italia e all’estero tra Stati Uniti, Turchia e paesi scandinavi.
Il suo talento visionario si è espresso anche nelle sue opere cinematografiche: tre i lungometraggi e tre i documentari da lui realizzati, che hanno partecipato a festival internazionaliconquistando ampi apprezzamenti di pubblico e critica.
L’Italia perde oggi un grande Maestro, “una persona dalle eccezionali doti umane”, come lo ricorda oggi un comunicato del Comune di Milo, un artista straordinario e un poeta le cui parole profonde, cantate sempre con voce delicata e penetrante, ricorderemo a lungo nella malinconia degli anni a venire.
Elisa Rocca
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