Qualche giorno fa Copernicus, il servizio europeo sui cambiamenti climatici, ha fatto sapere che il settembre appena trascorso è stato il più caldo mai registrato. Più caldo di 0,05°C del record precedente, del 2019. E quindi si aggiunge ad altri tre mesi del 2020 che avevano riportato la stessa statistica. Lo scorso venerdì, 9 ottobre, sono tornati in piazza anche i Fridays for Future, le manifestazioni lanciate dall’attivista svedese, 17enne, Greta Thunberg, con l’obiettivo di sensibilizzare al tema dei cambiamenti climatici, che rischia di passare in secondo piano per via dell’emergenza coronavirus in corso.

A riportare effetti e problematiche causate dal riscaldamento globale arrivano quindi altri due nuovi studi: uno che indica come l’ultimo decennio sia stato il più caldo per l’Oceano Atlantico Settentrionale; e l’altro che indica come il cambiamento climatico sia il principale responsabile dell’aumento esponenziale delle catastrofi naturali negli ultimi vent’anni.

L’ATLANTICO – Lo studio sull’Oceano Atalntico è dell’Università del Massachussets ed è stato pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas). La ricerca ha analizzato i sedimenti del lago canadese South Sawtooth Lake. Gli studiosi hanno ricostruito le variazioni della temperatura superficiale marina con una profondità mai raggiunta prima. L’indice utilizzato è l’Atlantic Multidecadal Variability.

A spiegarne gli esiti, citato da Ansa.it, Massimiliano Pasqui, fisico e membro del Consiglio Nazionale delle ricerche (Cnr). Pur essendo molto lenta la variabilità del Nord Atlantico, e influente su periodi di siccità o piovosità, che possono riflettersi su Nord America, Europa e Russia, i ricercatori hanno confermato non solo “che queste oscillazioni delle temperature atlantiche – ha commentato Pasqui – durano da almeno 3.000 anni, e quindi sono una caratteristica fondamentale del pianeta ma anche che quest’ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato in un arco temporale così ampio”. Lo studio conferma come in futuro aumenteranno sia il caldo estivo che la siccità invernale. “Il riscaldamento climatico degli ultimi 150 anni sta modificando in modo sostanziale il pianeta – ha aggiunto Pasqui – Quest’ultimo è il periodo più caldo mai registrato prima, in un arco temporale così lungo, di ben 3.000 anni”.

LE CATASTROFI – Un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio catastrofi (Unsdir) evidenzia poi come i cambiamenti climatici abbiano influito sulle catastrofi naturali, raddoppiate negli ultimi vent’anni. Dal 2000 sono state infatti registrate 7.348 calamità che hanno ucciso oltre un milione e 200mila persone per quasi tre miliardi di dollari di danni; anche se l’importo reale potrebbe essere più alto in quanto molti Paesi tra Asia e Africa non forniscono dati. La progressione dei disastri naturali è principalmente legata all’aumento dei disastri climatici, passati da 3.656 (1980-1999) a 6.681 (2000-2019). “Il Covid-19 ha reso i governi e l’opinione pubblica consapevoli dei rischi che ci circondano. E l’emergenza climatica può essere anche peggiore”, ha detto il segretario generale dell’Unsdir Mami Mizutori.