I club italiani tornano al vertice del calcio europeo. L’attuale stagione di Champions League con la Roma vincitrice sul Barcellona, tra le quattro regine d’Europa per le prossime semifinali, riporta il calcio italiano tra i grandi. La Juventus nonostante un’ottima prestazione al Santiago Bernabeu è uscita per mano del Real Madrid, lasciando sul campo molte recriminazioni. In Europa League la Lazio è stata eliminata a un passo dall’accedere alle semifinali della coppa europea minore.
Un grande risultato per i club italiani, meno per il movimento calcistico nazionale. Infatti, se da un lato si confermano condottieri dei club tre allenatori italiani, Allegri, Di Francesco e Inzaghi che si aggiungono al già nutrito pattuglione di grandi allenatori italiani in Europa e nel mondo. Ma il vero vulnus riguarda i giocatori ed i vivai sempre più aridi, con la conseguenza che mancano grandi interpreti tra i giocatori. Certamente Immobile è un protagonista della Lazio, così come Daniele De Rossi e Florenzi lo sono nella Roma e la cosiddetta “BBC” (Buffon, Barzagli, Chiellini) lo è nella Juventus. Ma, nell’anno della mancata qualificazione alla Coppa del Mondo, appare evidente come non mai l’assenza di grandi protagonisti tra i calciatori.
Quali le ragioni di questa discrasia? I club italiani sono sempre più formati da titolari stranieri, che arricchendo sicuramente la qualità dello spettacolo della Serie A, allo stesso tempo impoveriscono la nostra selezione nazionale. E’ palese a tutti lo stato in cui versa il nostro calcio attraverso i suoi interpreti. Una mancanza di talenti come quella attuale, il sistema non l’ha mai vissuta prima d’ora. I grandi giocatori di oggi difficilmente riescono a sostenere il confronto anche con gli interpreti del recente passato. Il prossimo ritiro del quarantenne Gianluigi Buffon sarà un ulteriore conferma dell’assenza che il nostro calcio avrà a livello internazionale, pur riservando le nostre speranze in Donnarumma. Difficilmente nella prossima edizione della UEFA Champion League vedremo un portiere italiano partecipare alla fasi finali del torneo.
Non abbiamo più interpreti di livello internazionale e la colpa di ciò ricade sui vivai dei grandi club e sui dilettanti. Nei club, ha prevalso negli ultimi anni il concetto di vincere e non quello di crescere, formare e educare. I settori giovanili di Serie A sono pieni di stranieri. Il motivo di tale presenza risiede nella volontà dei club di puntare tutto sui risultati e non sulla crescita dei talenti. Altra motivazione di tale presenza straniera nei nostri vivai risiede nello strapotere assunto dai Procuratori che massimizzzando i loro profitti trovano un guadagno magggiore nella promozione di talenti non italiani.
Nella geografia delle nostre città sono scomparsi gli oratori, luoghi da cui sono usciti campioni come Gigi Riva, Paolo Maldini, Gianni Rivera e Giacinto Facchetti. Diversa la scelta dei campionati dilettanti, distrutti da un lato dalla crisi economica e da infiltrazioni della criminalità organizzata, sono stati vittime di regole troppo rigide. A cominciare dalla regola di dare uno spazio obbligatorio agli Under 18 riducendo al tempo stesso le possibilità di emergere ai giocatori tra i 21 e i 25 anni.
Non resta che sperare in una riforma totale del nostro sistema calcistico. Nell’attesa che la Federazione e tutti gli organi propensi alla crescita dei campioni di domani siano all’altezza dei club italiani. Quelli si al passo con i tempi e l’Europa.
A.M.N.
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