Giuseppe Sala, ex commissario unico e amministratore delegato di Expo 2015, è il candidato del centrosinistra al comune di Milano: con il 42,2% delle preferenze, domenica 7 febbraio ha vinto le primarie per il Pd. L’opposizione, a contrastare Mr Expo, in pieno accordo Forza Italia Lega Nord e FdI, intenderebbe invece giocarsi la carta di Stefano Parisi, ex city manager del capoluogo lombardo ai tempi di Gabriele Albertini.
Oltre a lui, Maurizio Lupi continua a essere uno dei più accreditati, nonostante le difficoltà, le dimissioni da ministro e soprattutto il costante dipendere del Nuovo Centrodestra dal Pd (con cui governa a Roma) a Forza Italia e Lega (con cui governa in Lombardia). Si parla anche di Alessandro Sallusti – ma i sondaggi arrivati sulla scrivania di Berlusconi sembrano sconsigliare una sua candidatura.
Tra gli outsider, il cui collocamento politico sarebbe ancora da capire, vanno inseriti sicuramente Antonio Di Pietro, Vittorio Sgarbi e Corrado Passera (tutti e tre hanno confermato).
Ben diversa la situazione romana dove Roberto Giachetti in quota Pd è forse il candidato al Campidoglio con più esperienza di amministrazione a Roma nelle giunte del centrosinistra. Dovrà battersela con altri quattro concorrenti – Roberto Morassut, Domenico Rossi, Stefano Pedica e Gianfranco Mascia – ma sulla data delle primarie non si hanno informazioni.
Indeciso il centrodestra della Capitale: Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile fino ai presunti scandali nell’era berlusconiana, ha declinato l’invito per motivi familiari. A concorrere al momento rimane Alfio Marchini, più deciso e determinato che nel 2013 quando il chirurgo dem Ignazio Marino superò l’uscente Alemanno grazie alla disaffezione di tutti quei romani – l’affluenza fu inferiore al 50% – che dalle urne si tennero distanti. L’imprenditore romano da oltre sette generazioni è convinto di vincere al primo turno, attingendo consensi sia da sinistra che da destra. Ma proprio a destra dovrà fare i conti con Francesco Storace disposto a lasciare la politica per dedicarsi esclusivamente alla città: “Non se ne può più di sindaci che pensano alla politica nazionale”, ha detto il leader de La Destra attualmente vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio. A sorpresa, comunque, potrebbe sempre essere tirata giù la carta della Meloni, leader di Fratelli d’Italia, sembra essere al candidata più gettonata, indicata anche da Matteo Salvini come candidata ideale al Campidoglio.
Per il M5S, invece, le riserve non sono ancora sciolte: sarà la rete a scegliere, dicono i quattro esponenti capitolini. Intanto Gianroberto Casaleggio li “commissaria”: “150.000 euro di multa per chi dissente”. L’ideologo del Movimento, scrive la Stampa, ha stilato un decalogo in tre pagine sulla campagna per la scelta del nuovo sindaco di Roma e, attraverso Roberta Lombardi, “ha preteso — scrive il quotidiano — che i candidati del M5S alle elezioni per il Campidoglio lo firmassero”. Il “contratto” vincola di fatto il futuro candidato sindaco e i futuri consiglieri e assessori “alla volontà, nell’ordine, di Casaleggio, del suo staff e del direttorio»” Pena l’espulsione e una richiesta danni di 150.000 euro.