Gli italiani cominciano ad avere maggior fiducia nelle persone e nelle istituzioni preposte al funzionamento dello Stato e soprattutto nei confronti di quanti vigilano sulla nostra sicurezza e sul corretto funzionamento della società civile. Rispetto a qualche anno addietro, molte cose, in termini di risultati ed aspettative starebbero cambiando. In meglio. Ci troveremmo di fronte ad una “inversione di tendenza in senso positivo” rispetto al clima di fiducia nelle istituzioni, soprattutto forze di Polizia, militari e sui servizi di intelligence. Ad alimentare il clima di fiducia ci sarebbe anche il lavoro del volontariato e della Protezione civile, due realtà sempre più impegnate sul fronte dell’emergenza migranti e grandi calamità naturali. A fare questo quadro positivo della situazione è il Rapporto Italia 2018 dell’Eurispes.
A tirare tantissimo il tranquillo passo lento ma inesorabile dei Carabinieri che tra le forze dell’ordine rastrellano il plauso generale della gente. I Carabinieri raccolgono infatti secondo il rapporto, il 69,4% dei consensi nel 2018 (+10,8% rispetto al 2017). La Polizia di Stato il 66,7% (rispetto al 61,1% del 2017). La Guardia di Finanza il 68,5% (+8,6%) mentre aumenta anche il dato della Polizia penitenziaria (66,3; +15,4% di fiduciosi).
Da questa edizione del Rapporto Italia entra a far parte della rilevazione il Corpo dei Vigili del Fuoco, che conquista subito una posizione altissima nella graduatoria della fiducia (86,6%). Ma anche i militari non scherzano. Tra i presidi e le attività all’estero e nelle grandi città in funzione antiterrorismo l’esercito italiano passa dal 59,6% delle indicazioni di fiducia nel 2017 al 70,4% nel 2018. Ma in in materia di crescita di consensi si assestano i valori di buona parte delle forze armate: l’Aereonautica (dal 61,4% del 2017 al 72,9% del 2018) e la Marina Militare (dal 62,1% al 72,1%). Bene l’Intelligence che raccoglie nel 2018 il 65,4% dei consensi mentre rmangono su valori molto elevati di consenso sia la protezione civile (76,3%) che le associazioni di volontariato (64,9%).
Le novità più importanti però riguardano le famiglie e non sono tutte positive. Nell’arco di un ventennio, secondo Eurispes, si è verificata una vera e propria ‘rivoluzione silenziosa’ del sistema famiglia, con la progressiva e costante crescita della fine dei matrimoni: il tasso di separazione è aumentato da 14,4 a 43,4 su 100 matrimoni e quello dei divorzi è passato da 8,8 a 26,3 su 100. A questa situazione di disaggregazione fa riscontro però, sempre più, il ruolo dei nonni: oltre il 78% degli italiani concorda sul fatto che il loro sostegno sia “fondamentale”. Il maggior numero di scioglimenti dei matrimoni si registra al Nord (54,6%). Una crescita sostanziale si è verificata anche nelle regioni centrali (dal 17,8% del 1991 al 22,1% del 2011) e nel meridione dove i casi registrati sono più che raddoppiati in valori assoluti (da 5.482 nel 1991 a 12.562 nel 2011). Se in passato erano soprattutto i più giovani a ‘sperimentare’ separazione e divorzio, attualmente c’è stata una netta riduzione: nel 1991 le mogli divorziate erano l’11,3% tra i 20 e i 29 anni e il 44% tra i 30 e i 39 anni; nel 2011, invece, sono il 2,5% nella prima fascia e il 30,6% nella seconda. Tra i mariti anche si riduce il numero di divorzi, dal 3,6% del 1991 allo 0,7% del 2011 per i giovani dai 20 ai 29 anni e di 18 punti percentuali nella fascia tra i 30 e i 39 anni.
In pochi – secondo quanto rilevato dall’Eurispes nel trentesimo rapporto annuale – si dicono convinti che il Governo sia riuscito a mettere mano ai conti pubblici, risanandoli (18,7%, contro l’81,3%). Tra le attese non corrisposte, rilanciare i consumi e gestire la crisi immigrazione (per entrambe le voci il 24% circa dei giudizi positivi), la lotta alla disoccupazione (80% contro il 20%), offrire prospettive ai giovani (80% vs 20%), maggiori diritti per i cittadini (76,3% contro il 23,7%), garantire la coesione sociale e sostenere la natalità (77,2% vs 22,8% in entrambi i casi), la diminuzione della pressione fiscale (80,6% vs 19,4%) e portare a termine una buona riforma elettorale (79,5% vs 25,5%). E’, invece, più positivo il giudizio sulla capacità di contrasto alle minacce del terrorismo internazionale: il 50% dei cittadini è convinto che il governo sia riuscito a tutelare l’Italia. Per il 37,2% il governo è stato in grado di contrastare la microcriminalità; molto meglio il dato sul contrasto alla criminalità organizzata (44,1%). L’esecutivo secondo Eurispes, ha avuto per molti il merito di tenere alta l’immagine dell’Italia all’estero (41,7%) e parallelamente sostenere il Made in Italy nel mondo (45,2%).
Sul fronte della vita quotidiana le cose si starebbero mettendo meglio. Da un lato ci sono segnali di ripresa dei consumi e dei piccoli piaceri, come fare un viaggio e andare a cena fuori, dall’altro ancora 4 italiani su 10 sono costretti ad utilizzare i propri risparmi per arrivare a fine mese e solo il 30,5% riesce a far quadrare i conti senza grandi difficoltà.
E’ dunque un quadro di luci e ombre quello del Rapporto Italia 2018 dell’Eurispes, che evidenzia anche che solo una minoranza, il 18,7%, riesce a risparmiare. Il 38,9% dei cittadini ritiene che la situazione economica del Paese negli ultimi 12 mesi sia rimasta stabile. In parallelo, diminuiscono i pessimisti che riferiscono una condizione peggiorata (41,5%; -17,6% rispetto al 2017) e aumenta la quota degli ottimisti (16,6%; +3,2%). Sono in affanno molti italiani che devono sostenere un mutuo (25,4%) o un affitto (38%). E sono ancora tanti a manifestare difficoltà per pagare le utenze (29,4%) e le spese mediche (23,2%).
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