Datagate all’italiana: siamo tutti spiati

Negli ultimi giorni è emerso un possibile, piccolo Datagate tutto italiano che riaccende il dibattito su quale siano i limiti normativi che consentono agli 007 di accedere alle banche dati di società private, e permettano l’utilizzo di dati sensibili di privati cittadini.

Negli ultimi giorni è emerso un possibile, piccolo, Datagate tutto italiano che riaccende il dibattito su quale siano i limiti normativi che consentano agli 007 di accedere alle banche dati di società private, e permettano l’utilizzo di dati sensibili di privati cittadini.

Conti bancari, tabulati e contatti telefonici, intestazioni mobiliari e immobiliari, origini etniche, convinzioni religiose, politiche, stato di salute e vita sessuale di tutti noi, sono le informazioni sensibili che rischiano di essere utilizzate e rivelate senza un nostro preventivo consenso e per usi ignoti.

Secondo il Codice sulla protezione dei dati personali, D.Lgs n. 196 del 2003, i  dati sensibili, sono tutti quei dati personali la cui raccolta e trattamento è soggetta sia al consenso dell’interessato che all’autorizzazione preventiva del Garante per la protezione dei dati personali.

Ma il rischio che si sta palesando è che queste tutele possano essere in futuro aggirate da norme troppo poco restrittive.

Infatti, pochi sanno che, l’ultimo regalo lasciato dal governo Monti a gennaio 2013 è l’approvazione di un decreto che legifera in materia di protezione dei sistemi informatici nazionali.

Il testo, passato in sordina nell’opinione pubblica, introduce una novità nel panorama italiano.

La direttiva prevede che gli operatori privati e le concessionarie pubbliche, dovranno concedere ai servizi di sicurezza i dati contenuti le propri database, anche, al di fuori di un intervento di nulla osta della magistratura.

Questo si traduce nel possibile utilizzo incontrollato di ingenti quantità di dati di milioni di persone per scopi non specificati e senza dover preventivamente ricevere l’assenso da parte dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali.

Cerca di tranquillizzare gli animi il direttore del Dis, dipartimento di controllo sui servizi, Giampiero Massolo, che spiega “In Italia fenomeni come il Datagate non potrebbero avvenire. Questo genere di attività trova in ciascun Paese una rispondenza con i rispettivi ordinamenti giuridici e negli Usa c’è una giurisdizione a riguardo molto più spostata verso la sicurezza nazionale rispetto alla tutela della privacy. Da noi c’è un sistema molto più garantista per quanto riguarda le libertà individuali. Non si possono spiare i cittadini così facilmente”.

Alessandra Angeletti

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