La guerra delle vongole dell’Adriatico continua e si allarga. Iniziata da Pannunzio negli anni Cinquanta, quando il grande giornalista, fondatore del Mondo, scese in campo per difendere la tradizione delle vongole italiane e continuata anche recentemente da grandi firme come Montanelli e Scalfari, oggi la questione torna prepotentemente a galla per i contrasti che si registrano in casa Ue, dove da tempo si litiga sulle misure migliori per stabilire non tanto la qualità del pescato, quanto il numero di millimetri che, se non proprio buona, farebbero della vongola la “qualità” migliore. Gli spagnoli dicono che le migliori sono quelle lunghe 25 millimetri dell’Atlantico. Gli italiani rispondono che sono meglio quelle da 22 millimetri che peschiamo noi a Chioggia. Due scuole di pensiero a confronto che rischiano però di penalizzare la pesca italiana a tutto vantaggio di quella spagnola.
I burocrati dell’UE, adesso dovranno dare, dopo tante polemiche, delle risposte ai pescatori di Chioggia e Venezia preoccupati per un divieto che metterebbe in serio pericolo l’intero indotto ittico italiano.
Ma la questione si presenta di non facile soluzione, in questa vicenda sono coinvolte oltre 700 aziende italiane con 1600 dipendenti, un intero settore che produce il 26 per cento della produzione nazionale, con 4.600 tonnellate di pesce pescato ogni anno.
Nel 2016 il commissario europeo Joe Borg, responsabile della pesca, adottò una misura a dir poco punitiva per i nostri pescatori, decidendo di aumentare di tre millimetri l’autorizzazione alla pesca delle vongole in tutto il bacino adriatico.
Il pensiero, che attanagliava il commissario maltese, era la sostenibilità marina, la pesca illegale, la politica marittima integrata e la salvaguardia delle vongole dell’Adriatico. Il riconoscimento di un parametro base per le vongole, divenne un vero e proprio incubo per migliaia di pescatori italiani, sottoposti a multe carissime, se trovati con una vongola troppo piccola nella rete.
La Commissione europea, chiamata a decidere sull’intricata vicenda, aveva preso tempo, concedendo all’Italia una deroga triennale, a partire dal 1° gennaio 2017. La pesca delle vongole di 22 millimetri sarà accettata solo fino alla fine del 2020.
Alla Spagna, però, la decisione europea non è bastata, gli storici rivali degli italiani per quanto riguarda la pesca di questi bivalvi, ha deciso di portare la questione all’attenzione del Parlamento europeo.
Non sono stati sufficienti tutti gli studi e gli accertamenti che non hanno rilevato danni al mar Adriatico, secondo gli spagnoli, dobbiamo chiudere gli allevamenti ed evitare ulteriore concorrenza.
Eppure nel 2018, per la prima volta nell’intero bacino del Mediterraneo, un’attività di pesca, O.P. Bivalvia Veneto Società Cooperativa, ha ricevuto una prestigiosa certificazione che garantisce la sostenibilità e la corretta gestione della risorsa ittica.
Le vongole pescate nel distretto di Chioggia e Venezia sono sostenibili e rispettano i naturali cicli di riproduzione.
Cosa succederà se non avremo un’altra proroga europea? I pescivendoli di Roma, del grande mercato Trionfale, commentano senza riserve: “Dell’Europa non ci interessa, noi vendiamo le vongole degli allevamenti italiani, quelle spagnole le mangiassero loro”.
La buona tradizione culinaria italiana, non può privarsi di un mollusco tanto buono, quanto gustoso. I clienti dei banchi del pesce sono categorici:” Noi compriamo vongole veraci o lupini, cosa vuole l’Europa, se la prende anche con i nostri pesci?”.
E i pescatori di Chioggia? Sono infuriati:” La produzione ed esportazione di vongole deve sopravvivere. Non abbiamo nessuna colpa e non facciamo allevamento intensivo. Non facciamo nessun danno al nostro mare. Siamo costretti ad importare vongole filippine per assicurare il futuro dei pescatori e delle loro famiglie”.
Ma perché l’Europa deve preoccuparsi proprio delle “piccole” vongole italiane, dimenticando che il problema ben più serio e preoccupante è la pesca illegale?
“Ogni anno – scrive la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione) – vengono catturati illegalmente circa 91-93 milioni di tonnellate di pesci, con un valore di esportazioni nel 2016 di 142 miliardi di dollari”.
È il mercato illegale il vero problema. Ogni anno la deprivazione di quasi 26 milioni di tonnellate di pesce danneggia gli ecosistemi marini e sabota gli sforzi per gestire in modo sostenibile la pesca. Tra questi paesi che pescano illegalmente ci sono soprattutto gli asiatici e gli africani, i pescatori di questi continenti sono grandi predatori degli oceani.
Questa delle mini vongole è l’ennesima storia di “euroburocrazia” dannosa. È la prova dell’incapacità europea a valorizzare la diversità. E se protesti, sei il solito italiano “arraffone”, non un cultore della biodiversità e della sostenibilità: parole che oggi vanno di gran moda, fuorché negli androni dei palazzi del potere europeo.
Barbara Ruggiero
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Do il mio consenso affinché un cookie salvi i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy