Vietate minigonne, calzoncini corti e canottiere troppo scollate. L’abbigliamento da indossare ora che il caldo e’ iniziato deve essere adatto al luogo: lo stabilisce il preside di un istituto scolastico con una apposita circolare agli studenti.
Succede non in un Paese filo-islamico, come chi legge potrebbe essere indotto a pensare, ma in quel di Prato, alle porte di Firenze, dove il direttore dell’istituto alberghiero Datini ha deciso che i frequentatori della sua scuola devo avere rispetto del luogo anche nel vestire.
Nella circolare, che ha fatto storcere il naso a qualche alunno e qualche genitore, Daniele Santagati, responsabile dell’Istituto se vieta i pantaloncini corti ammette pero’ i bermuda per le ragazze e i pinocchietti per i ragazzi. Il preside sostiene che non è nuova la decisione e che anche negli anni passati era in vigore nell’istituto alberghiero dove comunque i ragazzi nelle ore di esercitazione devono indossare la divisa.
Anche se regole del genere sono gia’ circolate in alcune scuole nel nord Italia, secondo quanto riporta il quotidiano toscano Il Tirreno, quella dell’abbigliamento off limits fa discutere. Da un parte, i contrari, convinti che si tratti di misure proibizionistiche; dall’altra, chi pensa che gli eccessi e l’esuberanza siano in qualche modo da limitare all’interno della comunità scolastica. “All’interno delle istituzioni si deve tenere un abbigliamento consono e rispettoso – precisa il prof. Santagati – E che alcuni ragazzi arrivino in pantaloncini corti e canottiera non mi pare una forma di rispetto per la scuola. Lei andrebbe vestito così al lavoro?”. Ma tiene soprattutto a precisare che nell’istituto che dirige, dove ci sono 1300 studenti, meta’ dei quali femmine, c’è massima libertà di espressione: “Ci sono etero, gay, lesbiche, ognuno può manifestare la propria personalità come vuole, nel mondo ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma la scuola è un luogo dove si viene per studiare, non per esibirsi”.
Si sa che l’abito non fa il monaco. Ma rispolverare ogni tanto il ‘dress code’ per avere specifiche indicazioni di un abbigliamento adeguato alla situazione da affrontare, certamente non puo’ produrre guasti.
Un’altra circolare, questa volta inviata a tutte le scuole dal ministero dell’Istruzione, prescrive ai ragazzi di non indossare t-shirt con scritte a stampa “contenenti propaganda a dottrine politiche, ideologiche e religiose” se si vuole entrare all’Expo 2015. Anche qui una pioggia di critiche: Sel parla addirittuta di “natura evidentemente liberticida” del provvedimento e annuncia che sul caso presentera’ un’interrogazione parlamentare. La circolare diramata, come spiegano i provveditorati, compreso quello lombardo, prende spunto dalle indicazioni generali fornite da Expo. Mentre a Expo si dice che nessuno ha mai posto divieti del genere, e quindi il ministero ha agito in piena autonomia. A precisa domanda, l’ad di Expo Giuseppe Sala ha sostenuto di non saperne nulla: “Mi informerò sulla questione, non ne ero al corrente “.
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