prostitute
Attività illegali come prostituzione, traffico di sostanze stupefacenti e contrabbando di sigarette ed alcol entreranno, da quest’anno, nel computo del Pil di ogni Paese dell’Ue. Anche da noi, quindi.
E’ questa l’ultima novità comunicata dall’Istat che recepisce le linee guida dell’Ufficio Statistico dell’Unione Europea (Eurostat).
Questo aggiornamento si va ad incastonare nel più ampio mosaico che compone una “nuova versione delle regole di contabilità“, tutte a regime dal 2014. Ovviamente, questo nuovo decalogo andrà ad impattare anche sul Pil che, in Italia, secondo stime di Bruxelles, dovrebbe trarne un beneficio tra l’1% e il 2%.
Le novità sono molte e riguardano, per esempio, le spese per la ricerca e lo sviluppo che verranno considerate come investimenti e non più come costi. Ma è indubbio che a destare maggior clamore sia l’introduzione nei conti delle attività illegali ”in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico”. Un inserimento, del resto, già previsto dal sistema dei conti nazionali nel lontano 1995.
cocaina
Al netto di considerazioni di stampo etico che già in queste ore stanno impazzando sulla rete, il problema più evidente, come riconosciuto dall’Istat, è quello di riuscire a misurare queste attività illegali. Un’operazione ”molto difficile, per l’ovvia ragione – spiega l’Istituto – che esse si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione, e lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse interpretazioni”.
Per tentare di ovviare a questi ostacoli l’Eurostat ha fornito delle linee guida che, quantomeno, hanno sortito l’effetto di circoscrivere la multitudo di fattispecie illecite. Ad entrare infatti nel novero di quelle valutabili sono prostituzione, traffico di stupefacenti e contrabbando di sigarette ed alcolici. Ancora troppo presto per dire se queste linee guida riusciranno ad assolvere a questo impervio compito.
alcolici di contrabbando
Per prevedere cosa succederà è possibile fare riferimento a un precedente, quando nel calcolo del Pil entrò il sommerso, vale a dire l’attività lavorativa non denunciata al fisco, senza la quale il nostro Pil sarebbe esageratamente sottovalutato. Le ultime stime dedicate al fenomeno del sommerso risalgono al 2008 e indicano come il valore aggiunto prodotto nell’area del “nero” sia ricompreso all’interno di un range oscillante tra 255 e 275 miliardi di euro. Il peso dell’economia legata al fenomeno del sommerso poteva, quindi, venir stimato tra il 16,3% e il 17,5% del Pil.
Un precedente utile sì, quanto dirimente. Vedremo.
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