Dalla birra con pane avanzato ai mobili di fichi d’india, dai cuscini ortopedici con i noccioli delle ciliegie alla vernice da uova e latte fino agli agri-gioielli.
L’economia circolare, quella che si basa sul riutilizzo dei materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi, in Italia “sale a 88 miliardi di valore grazie alla crescita delle attività green che vanno dall’uso degli scarti per la produzione di oggetti alla condivisione di beni e servizi, dalla riparazione dei prodotti domestici al trattamento dei rifiuti e alla raccolta differenziata”.
E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Ambiente Italia diffusa a Cernobbio in occasione dell’apertura del Salone dell’Economia Circolare lo scorso fine settimana. Una rotta ‘green’ quella protagonista al Forum Coldiretti che sembra convincere la maggioranza degli italiani: il 90% concorda sul fatto che si possa fare molto per tutelare l’ambiente, ma si spacca sulla figura della giovane attivista svedese Greta Thunberg, a favore della quale si schiera il 51%. Il 61% si dice molto o abbastanza favorevole a sovvenzionare le rinnovabili: dal fotovoltaico al biogas.
Al Salone dell’Economia Circolare di Cernobbio protagoniste sono state le esperienze imprenditoriali più innovative potenzialmente legate al Green New Deal che dovrebbe far parte della manovra economica del Governo inclusi gli interventi salva clima. Gli esempi di economia circolare sono tanti, come per esempio l’originale idea di Federica che nella sua azienda nel Lazio crea dai kiwi scartati dal mercato perché troppo piccoli un pregiato aceto dalle proprietà benefiche in grado di avere un effetto antinfiammatorio generale sull’organismo. Il tutto, naturalmente, in modo “sostenibile”, abbracciando l’intero ciclo di produzione, dall’utilizzo della materia prima scartata alla scelta di tecnologie innovative per sfruttare tutti i sottoprodotti.
Della cipolla si salva anche la buccia. E’ il caso di dirlo guardando all’esperienza di Francesca che, in collaborazione con l’Università di Salerno e con la facoltà di Farmacia, estrae dalla buccia delle cipolle magnifici colori naturali, sfruttando quindi uno scarto aziendale per tingere maglioni cappelli e sciarpe. Ancora, nel Lazio ed in particolare nelle zone del cratere del terremoto Claudio ed Emanuela realizzano una squisita birra con lo scarto del pane che dona alla bevanda tutto il suo sapore e i suoi sentori. Ogni volta è una sorpresa perché dipende prevalentemente dal tipo di pane che l’azienda è riuscita a raccogliere dai residui di vendita.
Rosa e Paola, invece, hanno deciso di trasformare la lana da rifiuto speciale in bambole e bomboniere contadine. Le bambole sono completamente realizzate a mano, con la lana cardata delle loro pecore, colorata con i pigmenti estratti dalle piante tintoree del loro territorio.
In Calabria Pasly, ha creato una storia nuova, è la storia degli scarti che diventano celebrità. E’ così che da un nocciolo d’oliva di questa azienda agricola, nasce un bracciale e altri meravigliosi agrigioielli realizzati da una pigna, con un rametto secco del bosco, con la cera delle api, cortecce, frutta, foglie o addirittura con il rame scartato dalle lavorazioni artigianali del luogo.
Matteo Bacci in Toscana ha saputo trasformare un rifiuto aziendale da smaltire a caro prezzo in opportunità. In collaborazione con il grande tenore Andrea Bocelli che produce vino e ha scarti di vinacce ad alto contenuto di Resveratrolo da “ripensare” e forte di un passato di famiglia di farmacisti, Matteo ha messo a disposizione un’acqua aromatica per creare la prima linea di cosmetica anti eta’ a chilometro zero. Nelle Marche olive, vinacce, peperoni e carciofi diventano da scarti splendidi colori anti-allergici usati da Massimo Baldini imprenditore di Borgo Pace, nel Pesarese, che ha ideato il laboratorio green Oasicolori. Un perfetto esempio di economia circolare che, partendo dai rifiuti vegetali, garantisce la produzione di tinture per dare colorazioni originali e perfettamente ecosostenibili a foulard, stole, maglioni e persino a scarpe.
Nel laboratorio di Massimo si ricavano anche vernici per l’edilizia fatta con uova e latte scaduti. Ma c’è anche un vero e proprio agrimobiliere, Marcello che con le pale di fico d’india, frutto che più caratterizza il selvaggio e caldo paesaggio pugliese crea la prima linea di mobili e complementi d’arredo interamente rivestiti dalla fibra di questo particolare frutto che altrimenti sarebbe destinato allo smaltimento. Rocco nella sua azienda lucana invece usa gli scarti che gli altri butterebbero via per realizzare un vero e proprio cuscino della salute. Al suo interno infatti c’è dai noccioli delle ciliegie, alla pula del grano fino ad una miscela di semi non destinati all’alimentazione che hanno il potere di assorbire calore o freddo e di rilasciarlo lentamente per aiutare a decontratturante i muscoli o abbassare la febbre, o ancora a riscaldare il letto, o assorbire i traumi. Marina e Sara invece realizzano cosmetici contadini da ciò che resta dalla pigiatura della vendemmia della splendida campagna campana. Le vinacce, soprattutto delle uve rosse, sono tra gli elementi in natura che contengono più polifenoli in assoluto. Le due sorelle hanno scelto di usare quelle delle uve autoctone facendo nascere ottime e naturali creme mani e unghie, fluidi corpo, creme viso e sieri anti-age.
Annamaria ad Eboli, seguendo le tracce di una passione, consolidata da 5 generazioni nell’azienda di famiglia riscopre la coltivazione dei fiori in una chiave moderna, quella dei fiori commestibili per squisiti e colorati piatti d’autore ma quelli che non finiscono nel piatto perché scartati sono usati per dare vita ad inebrianti profumi per donna e fragranze per ambienti interamente realizzati con il prodotto in eccedenza che altrimenti sarebbe destinato alla spazzatura.
Antonella Marrone invece produce e trasforma il luppolo in mille modi fino a ricavarne dal suo scarto squisite tisane antistress. Se la maggior parte del luppolo viene essiccato, trasformato in pellet oppure in coni sottovuoto destinati al mercato artigianale della birra, il resto della spezia così versatile viene lavorato o trasformato infarina per preparazioni dolci e salate (salame al luppolo, crema spalmabile di birra, biscotti e salatini al luppolo). Ma anche lo scarto della farina ha una sua “seconda vita”. E ancora c’è chi in Sardegna costruisce vere e proprie case di paglia. Luisa Cabiddu, infatti, attraverso il riuso dei materiali reperibili in azienda, come per esempio lo scarto del grano Senatore Capelli, unito ad argilla e legno realizza bellissime costruzioni in agro-edilizia, economiche e a basso impatto ambientale.
Per finire Rosa Tengattini, invece non spreca nulla, a Bergamo realizza interamente a mano borse artigianali intrecciando le foglie che recupera dalle pannocchie del mais, grazie alla collaborazione con gli agricoltori Coldiretti della zona, Rosa recupera la quantità di prodotto necessaria per realizzare borse di differenti forme e misure che poi distribuisce alle persone interessate, a fronte di un’offerta libera. Il ricavato viene totalmente devoluto a iniziative benefiche.
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