“Mi piacerebbe se la mia candidatura fosse anche uno strumento per far sì che tanti romani riprendano la voglia di partecipare, con la consapevolezza che il diretto impegno è fondamentale per cambiare le cose. Vi chiedo di darmi una mano, di organizzarci. Vedrete una mail a cui per il momento potrete inviare disponibilità a darmi una mano, ma anche consigli, idee per il futuro di Roma o sulle piccole cose da cambiare nel vostro quartiere“.
Roberto Giachetti, candidato alle primarie con la benedizione del presidente del Consiglio Matteo Renzi, ma con la tessera del partito radicale ancora in tasca, lo ha annunciato in un video ‘casereccio’ destinato al suo pubblico di Facebook. Prima della ufficializzazione della notizia, però, la presa di distanza di Stefano Fassina e il ‘niet’ di Sel che «molto colpito dal fatto che Renzi sia intervenuto così decisamente sulla questione romana e questo cambia oggettivamente il quadro politico in città» – Massimiliano Smeriglio -, si pone però l’obiettivo di «sconfiggere il renzismo alle amministrative» (Gianluca Peciola). Roberto Giachetti è una “persona di qualità” ma “è stato un ultras del jobs act, della buona scuola, del salva Italia, della riforma costituzionale e dell’Italicum – ha dichiarato il deputato di Sinistra italiana Peciola – Su Roma non ho proprio idea di cosa voglia fare. Spero che oltre al nome ci sia anche un programma del quale discutere”. Il colpo ferale invece lo assegna il presidente di Sel Nichi Vendola. «La risposta del Pd è come al solito nella spocchia di Orfini e di Renzi e la renzizzazione della città con la candidatura di Giachetti – ha attaccato senza sconti Vendola – non quali sono le cose necessarie per Roma, ma quali sono le cose necessarie per Palazzo Chigi. Se pensate che il centrosinistra serva per reggere il governo col centrodestra avete un’idea un po’ paradossale del centrosinistra». Non si fa attendere la replica di Matteo Orfini, commissario Pd Roma: «Dunque caro Nichi Vendola, tu puoi scegliere nel chiuso di una stanza un candidato, mentre uno che si candida alle primarie divide?». Un boomerang per Orfini respinto al mittente da Marco Furfaro, della segreteria nazionale Sel: «Sbaglio o chi ci fa lezioncina è la stessa persona che nel chiuso di una stanza decise di dimissionare dal notaio il sindaco eletto dai cittadini romani?». Intanto, a rafforzare il muro non tanto nei confronti di Giachetti ma soprattutto per l’imposizione di Renzi sulla città, i presidenti dei Municipi di Roma in quota Sel hanno deciso di non partecipare più all’assemblea generale dei minisindaci della Capitale fissata per il 23 gennaio: “La candidatura di Roberto Giachetti decisa lontano dalla città, dalle sue sofferenze e pulsioni – spiegano Andrea Catarci e Susi Fantino – è l’ennesimo atto autoritario voluto da Renzi contro Roma, nella duplice veste di leader di governo e Pd”.
Giachetti, probabilmente, dovrà vedersela alle primarie con colui che ha governato Roma per 28 mesi prima che fosse, a causa sua, commissariata: Ignazio Marino, alias il sindaco marziano. Il chirurgo dem, sembra essere intenzionato a ricandidarsi con una sua lista civica. Ma la riserva la scioglierà solo venerdì prossimo, 22 gennaio.
Tutto questo sul fronte del centro sinistra. E a destra? Ancora silenzio, mentre rimane in piedi il nome di Alfio Marchini, già candidato nel 2013 contro l’uscente Alemanno e l’esordiente Marino. Pur avendo tappezzato mezza Roma con cartelli nei quali esprime tutto il suo amore per la Città Eterna e il disprezzo per coloro che della stessa se ne fregano, il nome di Marchini al momento è ancora un’enigma. Ma se scenderà in campo, come è molto probabile, avrà una lista tutta sua. Una lista civica che cercherà di pescare voti di qua e di là. Al centro rimangono i romani con tutti i loro problemi stratificati e insormontabili.
A.B.
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