Passata la gioia e l’euforia per la nomina del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ora a Matteo Renzi e al Pd restano i problemi del dopo Quirinale. A cominciare dalla voglia di resa dei conti che serpeggia soprattutto in Forza Italia ed Ncd, in preda ad autentiche convulsioni che potrebbero mettere a rischio riforme e maggioranza di governo. Nelle ultime ore, dopo l’affondo e lo strappo del premier sulle elezioni che hanno portato al Colle il tanto agognato “arbitro galantuomo” che ha chiesto aiuto proprio a quanti oggi si azzannano senza esclusione di colpi, chi sta peggio è proprio il centrodestra.
Epiteti oltraggiosi e veleni tra i protagonisti della trattativa all’ombra del patto del Nazareno si sprecano con tanto di vittime eccellenti. La minoranza di Fi, guidata dall’ex presidente della regione Puglia Raffaele Fitto, ha chiesto senza mezzi termini “l’azzeramento” dei vertici del partito. I due capigruppo di Camera e Senato Paolo Romani e Renato Brunetta non hanno perso tempo e fiutata l’aria, hanno rimesso il mandato nelle mani di Berlusconi ponendo di fatto la questione delle responsabilità a carico di Denis Verdini, da mezza Forza Italia considerato il vero capo dei “franchi soccorritori” che avrebbero optato per il si a Mattarella infischiandosene delle indicazioni del partito schierato in favore della scheda bianca.
Ma se Forza Italia naviga in acque agitatissime, nell’Ncd è psicodramma da identità violata che ha già provocato dimissioni eccellenti, a cominciare da quelle del capogruppo alla Camera Maurizio Sacconi ed alcune clamorose uscite dal partito come quella della portavoce Barbara Saltamartini in marcia verso Fi. Ad uno sballottatissimo Angelino Alfano l’ingrato compito di tenere uniti, da una parte la componente dei fedelissimi al patto di governo guidati dal ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi e dall’altra quanti, ispirati da Sacconi e dal senatore Gaetano Quagliarello vogliono la conta per sapere se e a quali condizioni Ncd dovrà restare alleata di Renzi per Palazzo Chigi o cercare piuttosto sponde all’interno del centrodestra.
A complicare le cose le accuse di slealtà fatte da Berlusconi e dal cooordinatore di Fi Giovanni Toti. che hanno dichiarato ormai chiusa l’esperienza e gli accordi del Nazareno che Renzi a parole ma non certo nei fatti sembrerebbe disposto a far rivivere avendo bisogno di numeri tranquilli per far passare quelle che il neo presidente Sergio Mattarella considera prioritarie: “le riforme politiche e quelle istituzionali” senza perdere di vista i problemi della gente e del Paese sia in termini economici che sociali.
Come dire che nominato il nuovo inquilino del Quirinale adesso Renzi, con un Pd meno agitato del solito, dovrà pensare alla sua maggioranza e soprattutto ripensare in chiave diversa i rapporti con l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, uscito abbastanza malconcio dalle votazioni di sabato quando il Pd, dopo aver incassato l’appoggio di Forza Italia, ha deciso che quell’esperienza poteva essere considerata senza futuro. Conclusa. O forse no? A lasciare la porta aperta al dialogo la responsabile per le riforme Maria Elena Boschi che agli azzurri che dicono che l’accordo del Nazareno “è morto” replica: “Noi andiamo avanti, se Fi ci ripensa noi siamo qui…”.
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