Quanto è sicura la Rete? Trailer non autorizzati, spoiler di serie a venire, indiscrezioni video sono una realtà che il comune utente web conosce, utilizza e scambia.
Si sappia però che è solo la punta dell’iceberg. Da Anonymous a Snowden, passando per le droghe illegali vendute negli E-shop della Deepweb, fino ai paradisi Megavideo e Megaupload per cinofili costruiti da Mr KimDotcom, oggi in carcere, il mondo della Rete è davvero un esempio della teoria degli universi paralleli.
Un fenomeno interessante, divenuto materiale di studio e di indagine in molti casi è la Darknet, il lato oscuro della forza, categoria nella quale si inseriscono tutte le reti nascoste in cui è possibile acquistare qualsiasi cosa: armi, droga, reclutare sicari, e quant’altro sia bandito dalla superficie: google e varie.
Questo mondo anche noto come deepweb o hiddenweb diventa sempre più facile da utilizzare: se un tempo bisognava conoscere l’Url esatto sul browser, oggi Grams è il motore di ricerca sotterraneo già ribattezzato da Wired come il Google della Darknet.
Allo stesso modo fenomeni importanti per il controllo e lo smascheramento di pratiche poco democratiche è stato possibile grazie ad Anonymous che utilizza gli stessi spazi.
Cosa fare quindi: spegnere il computer per sempre, o imparare i venti del nuovo universo?
Se è vero che il web è entrato nelle case della gente da almeno vent’anni, è però da circa dieci che si è proceduto al cammino inverso: siamo noi ad andare in rete, a tenercela a portata di mano negli smartphone e vivere quasi costantemente connessi.
Fin qui è esperienza collettiva. Scavando un poco più in fondo, però, scopriamo che non solo viaggiamo in un luogo: nella realtà molti di noi vivono una vita parallela, fatta di regole di comportamento, piazze virtuali con amici virtuali, modi e giochi linguistici impossibili sulla carta o anche a voce. Il mondo internet ha realizzato una nuova scoperta geografica, stavolta dalle dimensioni ancor più sbalorditive, e soprattutto alternativa al mondo fisico in cui abitiamo.
Non solo: è diventata anche il veicolo principale della comunicazione di massa, di ricerca e ultimamente di fruizione di prodotti un tempo di proprietà esclusiva del televisore. In poche parole la rete contiene quasi tutta, o almeno una grandissima parte della nostra vita.
Ma chi protegge queste informazioni? È qui il bello: apparentemente nessuno.
Solo apparentemente, perché se è vero che la virtualità sta diventando sempre più concreta -le mail per esempio sono oggi considerate alla pari della carta, cosi come gli sms- d’altro canto questa enorme memoria storica, che rappresenta una sorta di biografia segreta dei nostri desideri e dei nostri rapporti interpersonali, ci appartiene fino ad un certo punto: il vero proprietario è la rete stessa che conserva anche a nostra insaputa un materiale enorme che, rielaborato scientificamente da complessi logaritmi, dà per esempio come risultato la pubblicità indicizzata che riceviamo per posta, o sulle pagine di google del nostro computer. Un’enorme schedatura collettiva? Stiamo vivendo nel Matrix come suggerito dai fratelli Wachowski?
D’altro canto e qui si mostra la natura bifronte o anche trifronte della rete, al suo interno la libertà di muoversi, per chi ne ha gli strumenti è pressoché illimitata.
C’è per esempio chi sostiene la necessità di emanciparsi il più possibile dalle reti private (google, facebook), come Richard Stallmann della Free Software Foundation, in favore di strumenti più democratici che non ci rendano inconsapevoli impiegati delle grandi aziende.
Una domanda resta però senza risposta: tra pirati informatici e propugnatori di nuove città del sole, che fine farà l’utente medio?
Flavio Balzano*
* collaboratore di istantv.it
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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