Risale il lavoro fuori dalle regole: 3 milioni e 700 mila le unità di lavoro irregolari a tempo pieno (Ula) censite nel 2017, in crescita di 25 mila rispetto al 2016. È quanto emerge da un report pubblicato oggi dall’Istat. Questa Italia del sommerso e dell’irregolarità vale 211 miliardi: la cosiddetta “economia non osservata” vale il 12,1 per cento del Pil. In aumento il traffico di stupefacenti
L’aumento della componente non regolare (+0,7% rispetto al 2016) segna la ripresa di un fenomeno che nel 2016 si era invece attenuato (-0,7% rispetto al 2015).
Il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza percentuale delle Ula non regolari sul totale, risulta stabile nell’ultimo biennio (15,5% nel 2016 e nel 2017) per effetto di una dinamica del lavoro non regolare in linea con quella del totale dell’input di lavoro. Il tasso di irregolarità è più elevato tra i dipendenti rispetto agli indipendenti (rispettivamente il 16,0% e il 14,2%).
Nell’insieme del periodo 2014-2017 il lavoro non regolare presenta una dinamica differenziata e opposta a quella che caratterizza il lavoro regolare: gli irregolari aumentano di circa 59 mila unità (+1,6%) mentre i regolari crescono di 603 mila unità (+3,1%), determinando un leggero calo del tasso di irregolarità (dal 15,6% osservato del 2014 al 15,5% del 2017).
(fonte AdnKronos)
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