Il Paese e la povertà, le famiglie e la povertà. Nel 2018 la situazione delle famiglie in uno stato di povertà assoluta non è affatto migliorato. Sono al momento 1,8 milioni in tutta Italia, con una incidenza pari al 7%, per un numero complessivo di 5 milioni di individui, distribuiti in misura diseguale. Lo certifica l‘Istat che segnala come, pur rimanendo ai livelli massimi dal 2005, si sia arrestato dopo tre anni la crescita del numero e della quota di famiglie in povertà assoluta.
La povertà assoluta divisa per aree
Il Mezzogiorno si conferma l’area con la più alta incidenza delle famiglie in povertà assoluta, registrando percentuali del 9,6% nella parte continentale e del 10,8% nelle Isole. Ben più bassi i numeri relativi, invece, al Nord-Ovest (6,1%) e al Nord-Est e al Centro, entrambi al 5,3%. In linea con i numeri degli anni passati, questo fa sì che, sebbene la quota di famiglie che risiede nel Nord sia maggiore di quella del Mezzogiorno (47,7% rispetto a 31,7%), anche nel 2018 il maggior numero di famiglie povere è presente in quest’ultima ripartizione (45,1% contro 39,3% del Nord). Il restante 15,6% di famiglie povere si trova, invece, al Centro. Tra i cittadini stranieri l’incidenza della povertà assoluta è del 30,3%, mentre tra gli italiani è al 6,4%.
La povertà relativa
Le famiglie in condizioni di povertà relativa nel 2018 sono invece poco più di 3 milioni (11,8%), per un totale di quasi 9 milioni di persone (15,0% del totale).
Le famiglie in condizioni di povertà relativa sono invece poco più di 3 milioni (11,8%), per un totale di individui di quasi 9 milioni (15,0%). Rispetto al 2017, segnala l’Istat, il fenomeno si aggrava nel Nord (da 5,9% al 6,6%), in particolare nel Nord-est dove l’incidenza passa da 5,5% a 6,6%. Il Mezzogiorno, invece, presenta una dinamica opposta (24,7% nel 2017, 22,1% nel 2018), con una riduzione dell’incidenza sia nel Sud (da 24,1% a 22,3%) sia nelle Isole (da 25,9% a 21,6%).
La piaga dei minori
I minori sono i primi a fare le spese dello stato di indigenza assoluta in cui versa 1/12 del totale della popolazione italiana: 1.260.000 bambini, adolescenti, ragazzi (12,6% rispetto all’8,4% degli individui a livello nazionale). L’incidenza varia da un minimo del 10,1% nel Centro fino a un massimo del 15,7% nel Mezzogiorno; rispetto al 2017, si registra una sostanziale stabilità e prevale nelle aree metropolitame. Disaggregando per età, l’incidenza presenta i valori più elevati nelle classi 7-13 anni (13,4%) e 14-17 anni (12,9%) rispetto alle classi 0-3 anni e 4-6 anni (11,5% circa). Le famiglie con minori in povertà assoluta sono oltre 725mila, con un’incidenza dell’11,3% (oltre quattro punti più alta del 7,0% medio nazionale). La maggiore criticità per le famiglie con minori emerge non solo in termini di incidenza, ma anche di intensità della povertà: questa è, infatti, al 20,8% (rispetto al 19,4% del dato nazionale). Le famiglie con minori sono quindi più spesso povere, e se povere, lo sono più delle altre.
Famiglie numerose
Anche nel 2018 si conferma poi un’incidenza di povertà assoluta più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti. E’ pari a 8,9% tra quelle con quattro componenti e raggiunge il 19,6% tra quelle con cinque e più; si attesta invece attorno al 7% tra le famiglie di 3 componenti, in linea con il dato medio. La povertà, inoltre, aumenta in presenza di figli conviventi, soprattutto se minori, passando dal 9,7% delle famiglie con un figlio minore al 19,7% di quelle con 3 o più figli minori. Anche tra i monogenitore la povertà è più diffusa rispetto alla media, con un’incidenza dell’11,0%, in aumento rispetto all’anno precedente, quando era pari a 9,1%. Nelle famiglie con almeno un anziano l’incidenza di povertà è pari al 4,9%, più bassa, quindi, della media nazionale; scende al 3,2% se si considerano le coppie in cui l’età della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni (tra quelle con persona di riferimento tra i 18 e i 64 anni questo valore sale al 5,2%).
Il ruolo della politica
In 10 anni il numero di individui poveri in Italia è aumentato del +74%, denuncia il Codacons, mentre da una analisi Coldiretti sulla base dei dati Eurostat diffusa in occasione del report dell’Istat emerge come “punta dell’iceberg della situazione di disagio in cui si trovano molte famiglie” il preoccupante dato che più di un italiano su dieci nel 2018 non ha risorse adeguate per garantirsi una corretta alimentazione”.
“La situazione in Italia è tra le peggiori dell’Unione europea dove la percentuale media scende all’8%; stanno peggio solo Grecia (12%), Lettonia (12%),Ungheria (12%) Romania (16%) e Bulgaria (31%)”, osserva ancora Coldiretti.
“Il fatto che si sia arrestata, dopo tre anni, la crescita del numero e della quota delle famiglie in povertà assoluta rappresenta una ben magra consolazione: la vera notizia positiva sarebbe assistere ad una retrocessione della povertà”, dichiara Federconsumatori sottolineando “quanto siano necessarie e urgenti misure di carattere strutturale, in grado di far crescere il lavoro stabile, le garanzie, i redditi, la domanda interna e, per questa via, la produzione industriale. Le misure palliative adottate finora dal Governo non sono affatto sufficienti, c’è bisogno di investimenti per la crescita e lo sviluppo, di misure improntate al rilancio, per aprire un nuovo spiraglio di ripresa e risollevare, così, le condizioni delle famiglie” .
«In generale – sottolinea la ricerca dell’Istat – la povertà familiare presenta quindi un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento: le famiglie di giovani, infatti, hanno generalmente minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più contenuti e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati. La povertà assoluta riguarda quindi il 10,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, il 4,7% se la persona di riferimento ha oltre 64 anni». Altra conferma significativa: la diffusione della povertà diminuisce al crescere del titolo di studio. Se la persona di riferimento ha conseguito un titolo almeno di scuola secondaria superiore l’incidenza è pari al 3,8%, si attesta su valori attorno al 10,0% se ha al massimo la licenza di scuola media.
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