Il 30 settembre 1955 alle 17.59 il mondo perdeva, a soli 24 anni, James Dean. Moriva un ragazzo e nasceva un mito, destinato ad incarnare non solo il simbolo della ribellione giovanile degli anni ’50 ma anche quello dell’adolescente in continuo conflitto con sè stesso e con gli altri, in perenne lotta per affermare la propria identità, rifiutando i dettami delle generazioni precedenti.
L’attore statunitense ha dimostrato che per diventare un mito del cinema non è necessaria una lunga carriera cinematografica. Di film ne bastano tre, soprattutto se interpreti nel giro di un anno pellicole come Gioventù bruciata, La valle dell’Eden (nomitation postuma agli Oscar) e il Gigante, con un’Elizabeth Taylor più bella che mai. D’altra parte, anche un altro mito, anche se di tutt’altro genere, incarnato dall’attrice Audrey Hepburn, si è sviluppato in poco tempo (Oscar alla sua prima interpretazione da protagonista per Vacanze romane nel 1953).“Una delle più sicure promesse delle cinematografia americana – così recitava l’articolo de La Stampa del 1 ottobre 1955 – è deceduto in un incidente automobilistico” a bordo della sua Porshe. L’attore si stava recando al circuito di Salinas, per partecipare a una gara. Proprio a Salinas, si era girata parte dell’azione del celebre film “La valla dell’Eden”.
Dean aveva come mito Marlon Brando che di lui affermava sardonicamente: “usa i miei vestiti dell’anno scorso e anche il mio talento dell’anno scorso”. Ma il 9 ottobre uscirà in Italia il film “Life” che attraverso il rapporto tra l’attore e il fotografo dell’agenzia Magnum Dennis Stock, l’autore di molte delle immagini “iconiche” di James, come quella scattata a Times Square, forse ci regalerà un frammento non del mito ma del volto che vi era dietro ad esso. Un “Jimmy” Dean impacciato e molto timido, ma anche già sorprendentemente bravo.
Il cugino Marcus Jr. Winslow, oggi 71 anni, aveva detto in un’intervista per Vanity Fair: “Jimmy era molto sportivo: abbiamo ancora i trofei che ha vinto nel salto con l’asta, a basket, nella corsa. D’inverno pattinava nel lago vicino a casa, anche di sera”.
“Spesso chiamava gli amici per farsi aiutare nei lavori in fattoria, e poi si sedeva a guardarli: era un grande manipolatore, otteneva sempre quello che voleva”.
Jimmy suonava, disegnava, e, a giudicare dal desiderio di dirigere un film ispirato al “Piccolo Principe”, capolavoro di Saint-Exupery, era non solo un uomo dai molti talenti, ma anche un ragazzo che sognava di trovarsi in altri mondi, altre storie, altre vite, come solo il mistiere di attore può farti fare.
Se fosse vissuto appena altri tre anni, nulla gli avrebbe vietato di finire nell’ormai celebre “Club dei 27”, che riunisce gli artisti, prevalentemente icone del rock ma non solo, venuti a mancare all’età di 27 anni, ed entrati nella leggenda.
P.M.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy