Il raddoppio di Senad Lulic a Firenze
“Sono certo che vinceremo lo scudetto“, così, dopo le polemiche infinite e lo stop per le nazionali, aveva animato la vigilia della 7° giornata di campionato Rudi Garcia e il campo, a posteriori sembra avergli dato una buona fetta di ragione: nei due anticipi di sabato, la Roma ha impiegato 33 minuti per farne 3 al Chievo, mentre la Juve non è riuscita ad andare oltre l’1-1 a Reggio Emilia con il Sassuolo. Ora la classifica recita: Juve 19, Roma 18. Praticamente, di nuovo appaiate come se a Torino fosse andata in scena una rivisitazione calcistica di “Tanto rumore per nulla“.
Mattia Destro, autore della prima rete al Chievo
La “profezia” del tecnico giallorosso deve aver sortito l’effetto sperato perchè la Roma ha affrontato i clivensi con lo spirito di chi vuole sbrigare quanto prima una pratica fastidiosa prima di tuffarsi nell’atmosfera magica della Champions dove già si profila la sagoma minacciosa (e prestigiosa) del Bayern, atteso martedì all’Olimpico. Dopo soli 5′ Destro già gonfiava la rete, di testa, da centravanti vero (alla faccia del “falso nueve”), si corner di un altrimenti non particolarmente illuminato Pjanic. Poi era il momento di Totti di salire in cattedra: prima un tracciante da lunghissima distanza ad innescare Ljajic per un’azione personale che dava il raddoppio e, quindi, era lo stesso capitano a siglare in proprio la terza rete su rigore concesso, tra i fischi e la goliardia del pubblico romanista (“Rigore per la Juve“, recitava uno striscione srotolato in Sud al fischio dell’arbitro Calvarese quasi a sottendere una scontata compensazione differita di 15 giorni), alla suo 237esimo gol in campionato.
Il rigore del 3-0 di Totti
Secondo tempo di pura accademia e buono solo per dare fiato allo stesso capitano, ad un Nainggolan autore dell’ennesima prestazione da incorniciare tanto come rubapalloni quanto come suggeritore e a Pjanic per far posto a Florenzi, tenuto fuori dall’11 iniziale per recuperare dopo le fatiche con Conte, e ai giovanissimi Paredes e Uçan. Quanto di meglio potesse accadere prima di un impegno durissimo come quello con la corazzata bavarese.
Eugenio Corini, primo tecnico di A esonerato in stagione
La Roma ha confermato di aver raggiunto una consapevolezza tale da aver già metabolizzato due settimane di scorie velenose e, soprattutto, che può vincere in modi diversi: stavolta, anzichè attendere il momento giusto, come contro il Verona, ha optato per la “guerra lampo”. Il risultato è sempre lo spettacolo di un Olimpico molto soddisfatto e ancora non solo inviolato ma immacolato (nessuna rete al passivo sin qui, in campionato). Detto questo, va rimarcata l’assoluta inconsistenza del Chievo. A farne le spese il tecnico Eugenio Corini, prima panchina saltata in A sinora. Voci insistenti danno Maran al suo posto.
Simone Zaza saluta il vantaggio neroverde sulla Juve
La Juve, per contro, ha iniziato al Mapei Stadium esattamente come nel campionato scorso cioè male: pronti via e sotto 1-0 grazie ad un ritrovato Zaza. La differenza è che l’anno scorso, con Conte, i bianconeri avevano risalito impetuosamente la corrente sino al 3-1 finale, stavolta non sono andati oltre il fulmineo pareggio di Pogba, autore di una magnifica conclusione dal limite dopo aver ricevuto il pallone dal solito encomiabile Tèvez andato a tenere in vita un’azione che sembrava sfumata. Poi, tanto pressing, più di una conclusione (Consigli il migliore in campo e semplicemente provvidenziale su doppia battuta di Pogba e dopo Tèvez, sempre loro), ma anche tanta confusione, condita da errori tecnici e non solo sino a terminare con il serbatoio in riserva. Non un bel segnale per Allegri. Va detto, comunque, che il Sassuolo ha sì difeso ma senza mai rinunciare a ripartire e, prima dei venti minuti finali giocati un pò in apnea, i neroverdi se l’erano giocata a viso aperto.
Il pareggio di Paul Pogba
Non ha ancora vinto una partita in campionato, il Sassuolo, ma giocando sempre così la salvezza non potrà sfuggire. Per la felicità del tecnico degli emiliani, Eusebio Di Francesco che, da ex centrocampista della Roma, non potrà non aver esultato doppiamente. Ora, impegno Champions anche per la Juve: trasferta ad Atene nel solito catino infernale che accoglie i rivali di turno dell’Olympiacos. Allegri, per il momento, getta acqua sul fuoco, ma l’impressione è che per la Juve non si possa parlare di “tanto rumore per nulla“.
L’esultanza di Djordjevic per l’1-0 biancoceleste a Firenze
Domenica, le altre partite, introdotte da un gustoso Fiorentina-Lazio all’ora di pranzo. Squadre appaiate in classifica e considerate (a torto) di valore equivalente. I viola senza Rossi e Gomez non valgono nè i biancocelesti nè la stessa squadra di Montella della scorsa stagione. Ma questo non può più essere un alibi: a Firenze è ormai la norma e avrebbero dovuto individuare gli anticorpi. La Lazio, invece, è molto più completa in tutti i reparti rispetto al brutto 2013/14. La differenza in campo è stata addirittura imbarazzante per quasi tutta la prima frazione, chiusa dagli uomini di Pioli avanti “solo” di un gol non tra qualche rimpianto. Stordente il possesso palla orchestrato dagli ospiti e viola incapaci non solo di due passaggi di fila ma anche di isolate ripartenze con la Lazio, però, incapace di concretizzare tanta superiorità. Fin lì quasi la replica della “domenica maledetta” di Marassi. Poi, proprio nel momento in cui Montella aggiustava qualcosa e la Fiorentina riequilibrava un pò il match , ecco la rete di Djordjevic, al quinto sigillo nel suo primo anno in A, reattivo e cattivo il giusto nell’infilare alle spalle di Neto un cross basso di un sempre iperattivo Candreva. Il secondo tempo, però, riportava a galla Fiorentina e, soprattutto, vecchi difetti in casa biancoceleste: la squadra rinculava e i centrocampisti (a proposito, eccellente il rientro in mezzo di Lucas Biglia) si schiacciavano a ridosso della linea difensiva. Un atteggiamento troppo timoroso e che non si addice ad una formazione che vuole puntare ai piani molto alti della classifica. Lasciare campo e pallone in quel modo, avanti di una sola rete e, per di più, in trasferta può costare carissimo. Contro il Genoa, per esempio, era stata sufficiente una manciata di minuti in inferiorità numerica (causa l’espulsione di De Vrij) per farsi schiacciare e prendere il gol-beffa di Pinilla. Ora, la Fiorentina è esponenzialmente superiore ai rossoblu ma davanti non ha forza d’urto e nè Cuadrado, nè Babacar e neppure il subentrato Ilicic possono fare il Pinilla della situazione. Qualche problema lo potrebbe creare Bernardeschi ma il suo ingresso è colpevolmente tardivo.
la sfortunata rovesciata sul palo di Aquilani
Brava, comunque, la Lazio a reggere la pressione viola concedendo pochissime occasioni (praticamente la sola rovesciata di Aquilani spentasi sul palo), sfoggiando un’impermeabilità difensiva sconosciuta sin qui. L’ennesima sgroppata di Candreva in pieno recupero culminata con l’assist per il più comodo degli appoggi in rete di Lulic rende fa passare la paura e rende inutili quel che resta degli otto (!) minuti di recupero concessi da Peruzzo. Gli uomini di Pioli centrano così la terza vittoria consecutiva e domenica, all’Olimpico con il Torino, potrebbe arrivare la quarta. Sognare il terzo posto, visto il livello non eccelso della concorrenza, è più che lecito.
E’ festa biancoceleste al Franchi
A chiudere il programma domenicale (non la giornata, dal momento che la 7° si chiuderà stasera con Genoa-Empoli) l’attesa sfida di S.Siro tra un’Inter in crisi e un Napoli con evidenti problemi di equilibrio. Ne è uscita una partita giocata meglio dai nerazzurri nel primo tempo e più combattuta nella ripresa con le emozioni concentrate negli undici minuti finali: Callejòn portava in vantaggio gli ospiti, il neoentrato Guarìn agguantava immediatamente il pari, ancora lo spagnolo per il vantaggio partenopeo, Hernanes in pieno recupero impattava per il 2-2 finale. Solita sagra di errori difensivi su ambo i fronti. Pubblico milanese, comunque, soddisfatto per la prova di carattere dei suoi, meno dal gioco e tanti fischi, almeno all’inizio, per Mazzarri in quest’anomala sfida incrociata tra due ex tecnici delle due squadre.
La capriola di Hernanes vale il 2-2 a S.Siro
Nel pomeriggio, da segnalare la ghiotta opportunità di arrivare a quota 17 punti da parte della Sampdoria, incapace di mantenere il doppio vantaggio a Cagliari.
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