Un commando di al-Shabaab ha attaccato un campus universitario a Garissa, in Kenya, a circa 150 chilometri dal confine con la Somalia. L’azione, rivendicata dal gruppo insurrezionali sta somalo, ha provocato almeno 147 vittime, tra cui quattro miliziani.
Entrati nel campus armati e a volto coperto, gli uomini di al-Shabaab si sono asserragliati in un dormitorio e hanno intrapreso una battaglia durata diverse ore con le forze di sicurezza, l’esercito e la polizia locale, che hanno circondato l’area.
I miliziani hanno preso in ostaggio centinaia di studenti: il dormitorio ne ospitava 815. Le autorità hanno dichiarato di non avere ancora notizie certe di circa 450 ragazzi.
Gli studenti sono stati divisi in base alla loro religione. Alcuni dei cristiani sarebbero stati uccisi sommariamente.
Un portavoce di al-Shabaab ha affermato che quindici musulmani sarebbero stati liberati subito. La Croce Rossa lo ha confermato, parlando di cinquanta ostaggi rilasciati.
Il ministro dell’Interno di Nairobi, Joseph Ole Nkaissery, ha annunciato che un presunto componente del commando è stato arrestato dopo un tentativo di fuga.
Nkaissery ha poi annunciato che il governo del Kenya ha emesso una taglia di 215 mila dollari sulla testa di Mohamed Mohamud, anche noto come Dulyadin o Gamadhere, considerato uno dei registi dell’attacco.
Ora la situazione nel campus sembra essere tornata alla normalità.
I feriti sono stati ricoverati negli ospedali della zona. Quattro di loro, in condizioni più gravi, saranno trasportati per via aerea a Nairobi.
Il Kenya, e specialmente la regione orientale ai confini con la Somalia, è stato più volte teatro delle attività terroristiche di al-Shabaab.
L’episodio più grave finora è avvenuto a Nairobi nel settembre 2013, quando attaccarono il centro commerciale Westgate Mall uccidendo 67 persone.
I miliziani di al-Shabaab, gruppo nato nel 2006 in seno al movimento delle Corti islamiche nel sud della Somalia, hanno compiuto numerosi attentati contro obiettivi simbolici dentro e fuori i confini dello Stato.
Pretendono l’istituzione della shari’a e l’espulsione dal paese di tutti i combattenti stranieri, senza fare distinzioni tra forze armati etiopi, alleate del Governo federale di transizione di Mogadiscio, e truppe della forza di peacekeeping dell’Unione africana.
Sono affiliati ad al-Qaeda dal 2012 e sono sospettati di aver ricevuto finanziamenti dall’Eritrea e dal governo secessionista del Somaliland. Altri finanziamenti per la guerriglia verrebbero dai proventi della pirateria al largo delle coste somale.
F.M.R.
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