Pena esemplare, grazie al recente accordo che tutela fauna locale. Un cittadino cinese, arrestato all’aeroporto di Nairobi, in Kenya, con 3-4 chili di avorio, è stato condannato a pagare circa 170mila euro, o, in cambio, a scontare 7 anni di prigione.È la pena più severa inflitta finora per il reato di traffico di avorio nel paese dell’Africa orientale, in base a una nuova legge per la tutela della fauna locale entrata in vigore a fine dicembre e che inasprisce le sanzioni per i bracconieri e i trafficanti.
Le misure per contrastare il commercio illegale di avorio e fermare il traffico e la mattanza degli elefanti sono state dibattute nel corso di un convegno promosso dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn). Un accordo in merito è stato siglato all’African Elephant Summit convocato dal governo del Botswana e dalla stessa organizzazione. A concordare le misure sono stati molti Paesi africani, tra cui Gabon, Kenya, Niger, Zambia, nazioni dove fiorisce il traffico di avorio come nelle Filippine e in Malesia, e altri invece dove invece il materiale è venduto, tra cui Cina e Thailandia.
Secondo i dati Iucn, il 2011 ha registrato i dati peggiori in almeno 16 anni per contrabbando e traffico di avorio, con circa 25mila animali uccisi in Africa. Il 2012 non ha dato segni di miglioramento. Del 2013 i dati non sono definitivi, ma si sa che i grandi sequestri di avorio sono stati 18, per oltre 40 tonnellate di avorio, la maggior quantità mai scoperta in 25 anni. Le previsioni presentate alla conferenza dicono che nei prossimi dieci anni i bracconieri uccideranno il 20% degli elefanti, se il bracconaggio continuerà a fare vittime a questi ritmi. Secondo l’organizzazione, povertà e corruzione, assieme alla crescente domanda in Asia, sono le cause principali della difficoltà di sconfiggere la caccia illegale.
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