La litania dell’assenza di vittorie in trasferta della Lazio (ultimo urrà esterno con la Samp il 22 dicembre) è terminata con un altisonante successo per 3-1 al Meazza con l’Inter, ponendo fine ad un altro trend negativo che voleva i biancocelesti mai vittoriosi nella S.Siro nerazzurra dal 3-5 del campionato 1998/99. Di ben altro tenore, invece, i primati in casa Inter: è ora ufficiale l’estromissione dalle competizioni europee per la prossima stagione (non accadeva dal 1999) e, con la 15° sconfitta in campionato, ha realizzato una performance negativa come non si vedeva dal lontanissimo 1947/48. Due istantanee per fotografare la situazione degli uomini di Moratti: l’ingresso in campo con la Curva Nord che s’ingegna non poco a superare le dieci domande de “La Repubblica” ponendone ben dodici (!) e tutte piuttosto pertinenti al presidente e poi lo scivolone dal dischetto di Alvarez del possibile 2-2. Almeno per Terry c’era stata la tensione di una finale di Champions e un terreno infame. Oltre al rigore mancato, un (quasi) autogol dell’eroe di casa, Handanovic, uno concesso alla Lazio per la redenzione dagli undici metri di Hernanes, un palo, due parate miracolose di Marchetti nel finale e altri due infortuni durante la gara (Jonathan e Ranocchia). E La Lazio? Di fronte a cotanto ben di Dio, i ragazzi di Petkovic hanno confermato una condizione atletica in ascesa e hanno difeso con ordine, ma non hanno fornito, nel complesso, una prestazione memorabile così come il punteggio potrebbe far supporre. La Dea bendata, un Marchetti provvidenziale e una robusta dose di cinismo hanno reso possibile il colpo grosso. Legittimato, comunque, da un autentico eurogol con missile spentosi sotto il sette di Onazi, alla sua prima marcatura in serie A. Molto bene, nel nuovo modulo a due punte, anche Floccari, autore in coabitazione con l’estremo difensore locale della prima rete e protagonista del fallo in area capitalizzato da Hernanes per il secondo vantaggio laziale.
Ora l’obiettivo Europa League senza il passaggio obbligato dalla finale di Coppa sembra di nuovo alla portata.
Il calendario dice: Samp già salva all’Olimpico e poi fuori con un Cagliari già in vacanza. Non ricavarne sei punti sarebbe davvero delittuoso. Ma c’è un altro giocatore al tavolo dell’Europa League: un’Udinese che sprizza salute da tutti i pori e che è andata a violare il Barbera per 3-2, inguaiando non poco il Palermo.
I friulani hanno condotto un campionato in sordina, quasi anonimo per lunghi tratti ma poi, complici anche gli stop altrui, hanno innestato la marcia superiore e inanellato una serie di risultati positivi ragguardevoli. I due punti di vantaggio in classifica sulle due romane, al momento, sono un capitale difficile da disperdere. Ma magari una prova d’orgoglio dell’Inter all’ultima potrebbe evitare ad una delle due romane (la Lazio ha un calendario migliore della Roma e il vantaggio degli scontri diretti a parità di punti) angosce supplementari alla fortunata il 26 maggio. Occhio, però: l’Udinese, e gli ultimi campionati lo insegnano, è specialista in finali di stagione a pieno regime.
Tornando al Palermo e al suo vulcanico presidente, Zamparini ha avuto modo di tuonare a distanza di soli tre giorni dal rigore di Torino: stavolta sul banco degli imputati è il Prefetto di Firenze, reo di aver annunciato che Fiorentina-Palermo dovrebbe giocarsi alle 12.30 e non più alle 15, causa il passaggio del Giro d’Italia. A Palermo si temono strani “giochini” in chiave-salvezza, visto che non ci sarebbe più contemporaneità con le gare di Genoa e Siena. I senesi, peraltro, perdendo in casa 0-1 il derby toscano con i viola restano ancorati solo alla matematica. Grande festa, infine, a Bologna. Ma a festeggiare non è stata la squadra felsinea ma il Napoli che, forte di un rotondo 3-0, si è assicurato la seconda piazza che vale un posto diretto nella prossima Champions. Un grandissimo traguardo, quello raggiunto dalla società di De Laurentiis, che ha condotto un campionato esemplare e vinto per distacco l’ideale “scudetto degli altri”. La Juventus, infatti, ha confermato ancora una volta la propria indole onnivora sbancando anche Bergamo. Una partita che, però, verrà ricordata per ben altri motivi: incidenti e aggressioni tra le due tifoserie prima della partita e gara sospesa per ben 7(!) minuti per reciproci lanci di fumogeni. Scene indegne che vanno a far da cornice alle bordate di fischi piovute in tutti gli stadi d’Italia nel minuto di silenzio in memoria di Andreotti. Unica eccezione, Genova. Ma lì, il minuto di raccoglimento era dedicato anche al dramma del porto. E’ triste dover constatare che solo una tragedia possa sopire la stupidità.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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