Sarebbero stati liberati i 18 pescatori di Mazara del Vallo sequestrati il 1° settembre insieme ai loro pescherecci. “Aspettiamo la conferma ufficiale ma oggi sembra proprio la giornata giusta”. Emozionato e con la voce rotta dal pianto, risponde così a Radio Capital Marco Marrone, armatore della Medinea, uno dei due pescherecci sequestrati 108 giorni fa in Libia. “Ho parlato con il ministro Bonafede che mi ha detto: “C’è qualcosa di buono nell’aria”. “Per me un’emozione assurda – conclude Marrone – ho pianto come un bambino. Ora aspettiamo solo la conferma”.
Il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio sono in volo verso Bengasi, roccaforte del generale Khalifa el-Haftar, dove sono trattenute le 18 persone, tra cui 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi. Proprio il blitz in Libia avrebbe portato il premier a posticipare il vertice con la delegazione di Italia Viva, capitanata dal leader ed ex premier Matteo Renzi, inizialmente in programma per questa mattina alle 9 e poi posticipato alle 19 di questa sera.
“Oggi sono 108 giorni dal sequestro, con comodo…”. E’ il commento del leader della Lega, Matteo Salvini, a proposito dell’iniziativa del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio in viaggio oggi verso Bengasi.
Per i 18 sequestrati dalle milizie libiche a circa 40 miglia a Nord di Bengasi, in acque internazionali, con l’accusa che non trova alcun fondamento nel diritto internazionale di aver pescato in acque interne libiche, sarebbe iniziato a giorni il processo davanti al tribunale militare in mano al generale Haftar. Un passo avanti, dopo un lungo silenzio ininterrotto da parte del Governo italiano, attraverso la trattativa “parallela” portata avanti dall’armatore del peschereccio Antartide, Leonardo Gancitano, che affiancato dal capo del dipartimento Pesca della Lega della Regione Sicilia Giovanni Lo Coco e dall’avvocato Carola Matta e dalla solidarietà degli uomini del mare. Ad alimentare la rabbia dei familiari “il caso turco” che dietro il pagamento di un’ammenda ha visto già rilasciare da parte delle milizie di Haftar un peschereccio sequestrato nelle stesse acque lo scorso 5 dicembre.
Le famiglie dimenticate in questi 108 giorni hanno ricevuto solo due comunicazioni formali: il 15 settembre e la seconda a novembre, non una sola telefonata o una mail circa le condizioni dei propri cari detenuti in Libia.
Evidentemente a questo governo e al ministro degli Esteri Luigi Di Maio non sono bastati né gli appelli del Papa né le urla di dolore dei familiari che sono andati a manifestare anche davanti a Montecitorio.
In più quanto dichiarato dal ministro degli Esteri in un’intervista rilasciata nella puntata del 30 novembre su Settestorie, Rai Uno denota la sua totale mancanza di conoscenza del diritto internazionale. Di Maio ha infatti dichiarato che in quel tratto di mare i pescatori non dovevano esserci perché erano in acque libiche, “sconsigliando” gli altri pescatori ad andare in futuro in quelle stesse acque.
“All’s well that ends well” scrisse William Shakespeare in una sua commedia. Tutto è bene quel che finisce bene, soprattutto quando Roma – come si è visto – non ha mosso un dito né speso una parola per salvaguardare l’incolumità degli incolpevoli pescatori.
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