I corpi di Fausto Piano e Salvatore Failla sono “ancora a Surman”, la cittadina libica dove i due tecnici italiani sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco la scorsa settimana, ma “è molto probabile che il rientro avvenga oggi”.
Lo ha detto stamattina Hussein al-Zawadi, il sindaco di Sabrata. Le due cittadine si trovano a pochi chilometri l’una dall’altra e le loro milizie anti-ISIS operano insieme.
Intanto in Italia Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, gli altri due italiani rapiti in Libia e liberati venerdì, hanno raccontato agli inquirenti la loro versione dei fatti.
Secondo le ricostruzioni, i quattro sono rimasti per tutto il tempo nelle mani dello stesso gruppo, cambiando due o tre nascondigli sempre nella zona di Sabrata. Il gruppo dei sequestratori non avrebbe avuto alcun legame diretto con l’ISIS e ne avrebbe fatto parte anche una donna.
Durante la loro prigionia li avrebbero sottoposti a violenze fisiche e psicologiche, prendendoli a pugni e calci e non dando loro da mangiare anche per giorni.
Calcagno e Pollicardo hanno saputo solo a Roma della morte dei loro colleghi e compagni di prigionia. Hanno detto di averli visti per l’ultima volta mercoledì: i loro carcerieri li avrebbero portati via per trasferirli in un altro covo, ma poi non sarebbero più tornati. E alla fine, dopo due giorni senza alcuna notizia, hanno detto di essere riusciti a liberarsi da soli.
Nel frattempo in Libia il governo di Tripoli – alleato con le autorità di Sabrata e Surman – ha opposto un netto rifiuto a un eventuale intervento armato straniero, ammantato sotto qualsiasi “scusa”. “Siamo in grado di combattere questi gruppi” – ha detto alla tv il ministro degli Esteri del governo islamista, Ali Abuzaakouk, citato dall’agenzia egiziana MENA – “e respingere qualsiasi intervento militare nel paese”. Sempre secondo l’agenzia del Cairo, il ministro ha smentito di aver mai chiesto all’Italia di guidare la missione internazionale di pace.
Intanto in Tunisia continuano le incursioni di jihadisti provenienti dalla Libia a Ben Guerdane, l’ultima cittadina prima del confine. Stamattina l’ISIS ha attaccato all’alba. Il bilancio degli scontri è di 25 vittime, tra cui 4 civili e due membri delle forze armate tunisine. Sei jihadisti feriti sono stati catturati. Ora, secondo il ministero della Difesa di Tunisi, la situazione sarebbe tornata “sotto controllo”, ma il premier Habib Essid ha indetto una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza.
Nel frattempo il ministero dell’Interno ha decretato il coprifuoco notturno a Ben Guerdane – nelle strade della cittadina di confine non si potrà circolare dalle 19 alle 5 di mattina – e bloccato “in via precauzionale” i collegamenti con l’isola di Djerba.
F.M.R.