Ci sono le squadre di calcio e c’è il Barcellona, ci sono le squadre di basket e ci sono gli Harlem Globetrotters. Ecco, il Barça, in una S.Siro ribollente di passione rossonera, è sembrato la squadra del “quartiere nero” di New York, ma nella sua versione più accademica. E inutile. Un possesso di palla snervante anche per chi assisteva alla gara di Champions alla tv. Basti pensare che, a fronte di un 66% di sterile circolazione della sfera, la prima conclusione catalana verso le parti di Abbiati arrivava solo al 76’! Il 2-0 con cui il Milan ha compiuto un’impresa cui, forse, neppure Berlusconi e Galliani credevano sino in fondo ad onta delle dichiarazioni di circostanza della vigilia, è un risultato giusto. E la sorpresa maggiore, a ben guardare, è proprio questa: è accaduto, sia pur di rado, che i blaugrana incassassero una sconfitta in questo aureo lustro, ma sempre frutto di episodici scivoloni contro squadre votate al catenaccio più puro. Il Milan no. Non si è limitato a subire e ripartire: ha pressato alto ( non altissimo, in verità), ha verticalizzato quando potuto, non ha mai fatto entrare in area i rivali e, dopo la prodezza con cui Boateng aveva aperto le marcature ha anche dettato i ritmi, mostrando persino più fondo atletico degli spagnoli. Una partita quasi perfetta per il tanto vituperato Allegri cui il presidente non aveva risparmiato velenosi “consigli tattici”, neanche si trattasse di un esordiente sulla panchina di uno dei club più prestigiosi del pianeta. Diciamo quasi perché, detto dei meriti dei vincitori, non si può tacere dei demeriti degli sconfitti, troppo brutti per essere veri.
Del solito Barcellona si è visto solo il possesso palla, ma sono mancati dinamismo, sovrapposizioni, aperture sulle fasce, il coraggio di rischiare la botta da fuori come apriscatole anziché intestardirsi nello sfondamento per linee centrali perennemente intasate. Non solo: è mancata l’energia e anche il cuore nel cercare di raddrizzare un’inerzia che più passava il tempo e più si spostava all’indirizzo dei rossoneri. Una formazione, quella con Roura in panchina ( San Siro non deve essere la sua meta preferita, avendovi lasciato nel 1989 risultato, Supercoppa, un ginocchio e la carriera) e Vilanova collegato via cellulare da New York, apparsa persino presuntuosa nel pretendere di portare a casa un risultato utile con un passo sempre cadenzato ma privo di accelerazioni. Quelle che avrebbe dovuto garantire, tanto per fare un nome, Messi. Ma l’argentino, dopo un primo tempo in cui aveva fatto intravvedere lampi di classe accecante, si è completamente eclissato nella ripresa, confermando che contro le squadre italiane è una “piccola pulce”. Solo tre, sin qui, le reti siglate contro nostre portacolori in ben nove confronti. E tutte e tre su rigore. Bella anche l’immagine dell’esultanza di Muntari, autore del 2-0, ma beccato dal pubblico nel primo tempo per via di alcune aperture sbagliate in modo eclatante. E grandi anche le prestazioni di sacrificio in ripiegamento di Boateng, El Shaarawy e Montolivo.
Non l’hanno presa bene i catalani: “Stasera ci hanno impartito una lezione di catenaccio all’italiana”, le parole di Piquè, mentre Roura non trova di meglio che prendersela con le condizioni del prato: “Un campo di patate!”. Semplicistico. Riduttivo. E ingeneroso nei confronti del valore di un avversario che, sia detto ben chiaro, non ha inventato nulla sotto il profilo tattico, ma è stato esemplare nell’imbrigliare un undici che aveva l’arrogante pretesa di imporsi senza tirare in porta, forte solo della sua aura di quasi invulnerabilità. Ora, c’è da completare il capolavoro nel retour match del Camp Nou del 12 marzo. Comunque difficile, ma ora Allegri e i suoi ragazzi sanno come fare. Anche senza l’apporto di un Balotelli scatenato anche nei panni di tifoso.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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