Il grande “giorno del giudizio” su Mafia Capitale per l’inchiesta che nel 2014 è piombata come uno tsunami su Roma, dal mondo criminale a quello politico, è arrivato. I giudici della X sezione penale del Tribunale di Roma, in camera di consiglio dalle ore 9 per decidere sulla sorte dei 46 imputati del processo all’associazione guidata da l’ex Nar Massimo Carminati e dal ras delle cooperative Salvatore Buzzi, che avrebbe condizionato la politica romana. L’aula bunker di Rebibbia è affollatissima e carica di tensione. Era dai tempi della Banda della Magliana che così tanti imputati romani non finivano in un dibattimento con l’accusa di mafia. Difficile immaginarsi sorprese rispetto alle richieste dell’accusa che sono di 46 imputati (19 dei quali accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso) oltre 500 anni di carcere. I due “capi” dell’organizzazione, Massimo Carminati e Salvatori Buzzi, rischiano rispettivamente 28 anni e 26 anni e tre mesi.
Il vero nodo da sciogliere è proprio quello dell’aggravante “mafiosa” su cui si regge l’interno impianto accusatorio. Il processo è iniziato il 5 novembre del 2015, oltre 200 le udienze, una mole impressionante di documenti e intercettazioni. Per il procuratore capo Giuseppe Pignatone, per l’aggiunto Paolo Ielo e per i sostituti Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini, non ci sono dubbi: Carminati e Buzzi potevano contare su una rete di politici locali e personaggi minori che erano, di fatto, al “libro paga” dell’organizzazione. E con loro erano in grado di “governare” la città.
I due seguiranno la lettura della sentenza in videoconferenza, il primo dal carcere di Parma dove è recluso in regime di 41 bis, il secondo da Tolmezzo. Unico politico ancora accusato di concorso in associazione mafiosa, l’ex capogruppo del Pdl in Comune, Luca Gramazio, per il quale sono stati chiesti 19 anni e mezzo, mentre 25 anni e 10 mesi rischia invece, Riccardo Brugia, presunto braccio destro di Carminati; 22 anni la “cerniera” tra Mafia Capitale e il mondo politico-istituzionale, Fabrizio Testa; 21 anni l’ex amministratore delegato di Ama, la municipalizzata dei rifiuti, Franco Panzironi.
“Mi condanneranno sicuramente a 28 anni, non ho dubbi. Dopo quello che hanno messo in piedi per tre anni e mezzo, come vuoi che vada?”. Lo ha anticipato Massimo Carminati al fratello Sergio circa due settimane fa, quando aveva ricevuto la sua visita in carcere. “E’ un processo ridicolo, Massimo sta ancora pagando le cose degli anni ’80 – ha detto Sergio Carminati, che è il fratello minore e gestisce un bar a Roma -. Non mi aspetto nulla oggi, lo condanneranno a 28 anni e due mesi”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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