Non sono passate nemmeno 24 ore dalla Giornata nazionale della Memoria in ricordo delle vittime delle mafie, che già i muri del vescovado di Locri, che in questi giorni ospita don Luigi Ciotti, presidente di Libera, sono stati imbrattati durante la notte con scritte come “più lavoro meno sbirri” e “don Ciotti sbirro”.
“I carabinieri hanno già avviato le indagini e tenteremo di capire, anche attraverso le presenze nell’area della manifestazione, quale sia la migliore lettura ed a quale cosca vada attribuito il gesto. E’ tipico della ‘ndrangheta criticare le migliori iniziative, come quella di questi giorni, che collegano la Calabria al resto d’Italia” ha affermato Federico Cafiero de Raho, procuratore di Reggio Calabria.
Le frasi – avvertimenti ma anche simboli di un potere criminale evidentemente radicato nel territorio – sono state cancellate questa mattina dagli operai del Comune. Quello che non si cancella, invece, è l’esplicito messaggio che portano con sé.
“Queste scritte rientrano nella strategia della ‘ndrangheta che dice meno sbirri e più lavoro, ma è quella che fa fuggire le imprese che il lavoro lo danno” , ha continuato Cafiero de Raho.
Proprio una settimana fa – ha aggiunto il procuratore – un’impresa non calabrese che lavorava all’archivio della Corte d’appello, ha abbandonato tutto ed è fuggita per le intimidazioni. Allora smettiamola di raccontare storie e cominciamo a denunciare per far sì che la ‘ndrangheta smetta di ostacolare lo sviluppo in maniera ignorante. E ignorante è chi interpreta queste scritte come una verità e non come un’enorme truffa della ‘ndrangheta.
A presenziare la manifestazione a Locri, anche il presidente della Repubblica Sergio Matterella che ha lanciato un duro monito contro le mafie affermando, tra l’altro, che i mafiosi “non hanno onore”. Nel corso della cerimonia sono stati letti gli oltre 950 nomi di vittime innocenti delle mafie. Il Capo dello Stato era accompagnato dal Ministro dell’Interno, Marco Minniti, e dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi.
Questa terra, Presidente – ha detto ieri il vescovo di Locri-Gerace Francesco Oliva rivolgendosi al Presidente Mattarella – guarda a Lei con fiducia. Vede in Lei la presenza dello Stato e delle istituzioni, dalle quali si attende sempre maggiore attenzione. Con Lei oggi diciamo no alle mafie e a tutte le forme di associazione criminale. Diciamo no alla ‘ndrangheta, che, insieme alla corruzione, rappresenta una delle cause più gravi della crisi sociale del nostro tempo. Siamo certi che le mafie possono essere sconfitte. Dipende dall’impegno di tutti e di ciascuno.
Don Luigi Ciotti, che dagli anni ’90 è impegnato anche nella lotta al contrasto della criminalità organizzata e nel 1995 assume il coordinamento di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, oggi punto di riferimento per oltre 1.600 realtà nazionali e internazionali, ha ricevuto insieme al vescovo di Locri la “piena solidarietà” della presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi per il “messaggio chiaramente intimidatorio”, soprattutto per i familiari delle vittime.”Quella scritta è molto inquietante, perché compare il giorno dopo le parole del presidente Mattarella che ha rivolto un forte richiamo all’impegno di tutti e a prosciugare quella ‘zona grigia’ abitata da chi non è mafioso ma non combatte l’illegalità o peggio si fa complice dei mafiosi”. “E’ vero – ha detto la Bindi a commento della frase ‘più lavoro, meno sbirri’ – per sconfiggere la ‘ndrangheta ci vuole più lavoro ma non meno poliziotti o meno magistrati. Servono più Stato, più sviluppo, più cultura della legalità ma si deve respingere ogni atteggiamento giustificatorio per chi come la ‘ndrangheta e le mafie non possono mai essere giustificate”.
“Siamo i primi, da sempre, a dire che il lavoro è necessario, anzi che è il primo antidoto alle mafie. Ma che sia un lavoro onesto, tutelato dai diritti, non certo quello procurato dalle organizzazioni criminali”, aggiunge il presidente di Libera don Luigi Ciotti – Gli ‘sbirri’, che sono persone al servizio di noi tutti sarebbero meno presenti se la presenza mafiosa non fosse così soffocante. Questi vili messaggi, vili perché anonimi, sono comunque un segno che l’impegno concreto dà fastidio. Risveglia le coscienze, fa vedere un’alternativa alla rassegnazione e al silenzio. Noi è con questa Calabria viva, positiva, che costruiamo, trovando in tante persone, soprattutto nei giovani, una risposta straordinaria, una straordinaria voglia di riscatto e di cambiamento”.
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