In una fiction che la Rai 1 mandò in onda qualche anno fa, di Alberto Manzi fu messa in risalto tutta la testardaggine e la tenerezza che avrebbero caratterizzato non solo la sua esistenza, ma anche quell’ avventura professionale che lo avrebbe portato a diventare il maestro più famoso d’ Italia.
La sua carriera inizia nel 1946 in un istituto correttivo, l’Aristide Gabelli di Roma. Era l’unica cattedra disponibile, quella che altri prima di lui avevano rifiutato. È l’inizio perfetto per un ragazzo di appena 22 anni già con le idee ben chiare sul valore dell’istruzione: saper leggere e scrivere come fuga dalla schiavitù perpetua – sarai schiavo di chi conoscerà una parola in più di te.
La sua avventura più luminosa e conosciuta inizia però nel 1960 dentro la RAI, quando viene scelto per la trasmissione Non è mai troppo tardi, quella che insegnerà ai tanti italiani analfabeti di quell’epoca le basi della comprensione e della comunicazione sociale. Non dimentichiamo che nel nostro Paese a metà del ventesimo secolo gli analfabeti erano ancora molti.
In tema di analfabetismo la situazione italiana alla fine della seconda guerra mondiale non si presentava certo bene. Per il censimento generale del 1951, che assegnava la ‘qualifica’ di analfabeta non più a chi non sapeva scrivere il proprio nome, ma solo a coloro che non sapevano leggere e scrivere, gli analfabeti erano ancora un numero poco superiore al 12% della popolazione. Soprattutto nel Sud, dove la Basilicata raggiungeva il 29% .
La trasmissione sull’unico canale Rai – il secondo nascerà l’anno dopo – consentirà a più di un milione e mezzo di persone di ottenere la licenza elementare. Un risultato eccezionale. Come eccezionale e commovente è vedere nelle immagini in bianco e nero nonnine sdentate capaci di scrivere finalmente il proprio nome, persone che imparano a leggere un giornale, uomini che prendono in mano un contratto e lo fanno loro.
Ma chi era il maestro Manzi? Un uomo gentile, dalle maniere decise e dolci che con un gesso accarezzava la lavagna offrendo i primi erudimenti del sapere. Con pazienza e tenacia coinvolgeva il pubblico da casa facendolo sentire uno di quegli alunni presenti lì davanti, nella classe. Li rendeva tutti partecipi senza escludere nessuno.
Quel modo di fare dava l’impressione ai suoi alunni spettatori, tantissimi in età avanzata, di essere la persona giusta da cui farsi adottare e prendere per mano. Un maestro efficace che successivamente sarebbe diventato scomodo in quanto era nota la sua rinuncia a compilare le schede di valutazione ufficiali, che avrebbero secondo lui impedito a un ragazzo di avere un futuro e ai più anziani di guardare al passato con nostalgia. Manzi muore nel 1997 in quel di Pitigliano, comune del grossetano di cui fu sindaco negli ultimi due anni della sua vita.
Le lezioni del Maestro tornano in tv. Il suo è un messaggio che non invecchia, anzi forse è ancora più attuale oggi che in passato. Sei puntate di “Non è mai troppo tardi” sono state riprogrammate su Rai Scuola dal 16 settembre 2019 e sul canale 146 del digitale terrestre. Per chi le avesse perse c’è sempre a disposizione la piattaforma online Rai play.
A.B.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Do il mio consenso affinché un cookie salvi i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy